LA RABBIA DEI TEATINI IN ANSIA PER LA DISCARICA DEI VELENI. A Chieti monta la rabbia dei cittadini che sono giustamente preoccupati per le emissioni verosimilmente nocive che provengono dalla discarica abusiva di Colle Marconi, bruciata venerdì notte da qualcuno - la pista è quella dolosa - che probabilmente voleva far sparire le tracce o prove attraverso le quali individuare i responsabili dello scempio ambientale.
Qualche mese fa gli attivisti di H20 erano entrati nell'area di 4mila metri quadri, sequestrata dalla procura di Chieti da sei anni, documentando al suo interno la presenza di rifiuti di varia natura: tra cui inerti, materiali industriali, pile, batterie e casse di riufiuti ospedalieri.
Adesso che sono ancora in corso le operazioni per spegnere gli ultimi roghi si attende solo l'esito delle analisi dell'Arta sui campioni prelevati nel suolo, nell'acqua e nell'aria e che potrebbero portare a provvedimenti d'autorità quali il divieto di consumo di frutta ed ortaggi o alimenti vari coltivati nelle zone contigue ai roghi.
Tra l'altro nella zona di Colle Marconi vivono decine di famiglie a contatto quotidiano con quelli che sembrano anche dei rifiuti pericolosi ma quell'area non è stata messa in sicurezza nè bonificata.
Anche la politica è sotto accusa perchè questa situazione non era stata denunciata abbastanza. Il rischio, in casi come questo e di cui l'Abruzzo purtroppo ha recenti esempi, è che nessuno paghi per quanto commesso contro la Natura, brutalizzata per l'ennesima volta, e l'uomo.
Redazione Independent