“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Venezuelani contro Maduro. La protesta in Piazza Salotto
La comunità italo-venezuelana si mobilita per la crisi del paese sudamericano. Cosa sta accadendo nel paese sudamericano?
PESCARA ABBRACCIA IL VENEZUELA. Sabato 22 febbraio avrà luogo la manifestazione pacifica “S.O.S. VENEZUELA” per sostenere ed appoggiare il popolo venezuelano che in questi giorni si trova ad affrontare una delle peggiori crisi degli ultimi anni. Si danno appuntamento in Piazza Salotto a Pescara dalle 16:00 alle 20:00 l’enorme comunità italo-venezuelana, imprenditori e personaggi della politica locale che in qualche modo sono strettamente legati o hanno un filo conduttore con il paese che nel primo dopoguerra accolse innumerevoli abruzzesi.
COSA STA ACCADENDO IN VENEZUELA? Nel bel mezzo di una crisi economica, politica ed ovviamente sociale, gli studenti venezuelani scendono in piazza. Le prime proteste hanno luogo agli inizi del mese di febbraio, il fattore scatenante è il tentativo di abuso sessuale su di una studentessa all’interno di un’università. Qualche giorno dopo, un centinaio di persone si reca dalle autorità competenti per protestare contro la scarsa sicurezza, tale protesta si è conclusa con l’arresto di cinque giovani manifestanti. Nei giorni 8 e 9 febbraio sono seguite altre manifestazioni per chiedere la liberazione dei giovani detenuti. Alle manifestazioni si aggiungono altri settori civili e dell’opposizione politica, con un lungo elenco di reclami tra i quali l’irreperibilità di cibo e dei beni di prima necessità, la crisi economica, un tasso d’inflazione registrato nel 2013 pari al 56,20%, la svalutazione della moneta locale, la corruzione; ma il tema principale è quello della sicurezza. Oggi il Venezuela è tra i paesi più pericolosi al mondo, basti pensare che nel 2013 si sono verificate 24.763 morti violente e che nel solo mese di dicembre nella sola area metropolitana della città di Caracas si sono contate 542 vittime (con una media di oltre 18 omicidi al giorno).
LA PROTESTA DEGLI STUDENTI IN PIAZZA. Il 12 febbraio scorso i giovani studenti si danno appuntamento per manifestare con un grosso corteo pacifico nella capitale del paese, arrivati davanti alla sede della Procura della Repubblica luogo ove si concludeva la manifestazione per sollecitare un cambio radicale per il paese, mentre si apprestavano a ritirarsi, i manifestanti furono attaccati a colpi di armi da fuoco da un gruppo di centauri appartenenti al “Movimiento Revolucionario Tupamaro” che attualmente fa parte della coalizione di governo. La polizia e la Guardia Nazionale Bolivariana intervengono con estrema violenza, la prima vittima degli scontri è lo Studente Bassil Da Costa di 24 anni colpito alla testa da un proiettile mentre sfuggiva ad un agguato dei militari, lo seguono Neyder Arellano di 20 anni e Robert Redman di 31 anni oltre a Juan Montoya militante Chavista di 40 anni, nei giorni successivi perdono la vita José Ernesto Méndez di 17 anni, Génsis Carmona di 22 anni e Asdrúbal Rodríguez, quest’ultimo arrestato durante le manifestazioni dalla Guardia Nazionale Bolivariana mercoledì scorso e ritrovato senza vita con un foro da arma da fuoco in testa sul ciglio di una autostrada di Caracas. A questo elenco si sommano gli innumerevoli feriti più o meno gravi.
L'EREDE DI CHAVEZ. Nel frattempo il Presidente Nicolás Maduro è accusato di censura, tramite il CONATEL (Commissione Nazionale di Telecomunicazioni) da ordine di chiusura del segnale della rete televisiva colombiana NTN24 che trasmetteva in diretta gli attacchi contro gli studenti venezuelani, oltre al divieto di trasmettere immagini a tutti i canali televisivi che tra l’altro sono manipolati dal governo di Maduro. Per di più il social network “Twitter” lo accusa di aver bloccato le immagini dei cortei. Inoltre nel paese mancano i fondi per l’acquisto della carta destinata alla stampa, che deve essere autorizzato dal governo tramite l’ente preposto CADIVI (Commissione di Amministrazione delle Divise), manovra che porta alla chiusura di undici quotidiani ed altri alla riduzione delle quantità di pagine in stampa.
L'OPPOSIZIONE DI HENRIQUE CAPRILES. L’opposizione politica appoggia gli studenti e condanna la violenza incolpando il governo venezuelano. Il leader oppositore Henrique Capriles, insiste che le manifestazioni siano pacifiche giacché la violenza delegittimerà lo scopo delle stesse e produrrà ulteriori vittime. Henrique Capriles trova al suo fianco Maria Corina Machado e Leopoldo López entrambi referenti politici dell’opposizione, quest’ultimo in quanto accusato di istigatore alla violenza e di tentativo di “golpe” viene chiamato a rispondere alle accuse mosse contro la sua persona, consegnandosi il 18 febbraio alle autorità competenti sottomettendosi ad un ingiusto arresto.
LA DENUNCIA DELLA COMUNITA' INTERNAZIONALE. L’ONU, Amnesty International e L’Osservatorio dei Diritti Umani così come il Segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry e il Premio Nobel per la Pace Oscar Arias, ripudiano i fatti violenti ed esigono, al governo di Maduro, il rispetto per la vita chiedendo inoltre gli accertamenti del caso per chiarire le responsabilità nei vari omicidi. D’altro canto, il governo di Rafael Correa dall’Ecuador appoggia al mandatario venezuelano mentre l’OEA (Organizzazione degli Stati Americani) è stata fortemente criticata per non aver condannato i fatti accaduti, vale la pena sottolineare che gran parte dei paesi che ne fanno parte, ricevono ingenti aiuti economici provenienti dal petrolio venezuelano, risolvendo così l’arcano di tale silenzio. Nel frattempo continuano i cortei ed il numero di feriti e decessi è destinato drammaticamente ad aumentare.
Alfredo José Di Francesco