“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Veleni Bussi, il pm Annarita Mantini: «Testimoni troppo smemorati»
In Corte d'Assise le requisitorio sulla discarica più grande d'Europa. Domani le richieste di pena
VELENI DI BUSSI: DOMANI LE RICHIESTE DI CONDANNA. E' ripreso oggi in Corte d'Assise a Chieti il processo sul mega scandalo di Bussi, 500mila tonnellate di veleni tossici sepolti sotto un'area grande come 15 campi da calcio e che per decenni hanno inquinato aria, acqua e terra d'Abruzzo, cittadini compresi.
Questa mattina è toccato ai pubblici ministeri Annarita Mantini e Giuseppe Bellelli, titolari dell'avvocatura di Stato, ricostruire nelle loro requisitorie una delle vicenda più terribili della Regione dei Parchi. Il "mostro" sepolto a Bussi Sul Tirino, in provincia di Pescata, dove nel 2007 un'inchiesta della Guardia Forestale di Pescara portò alla luce gli scempi del polo chimico di proprietà dell'ex Montedison.
Sono 19 gli imputati per lo scandalo di Bussi, quasi tutti ex dirigenti ed amministratori del colosso industriale, alcuni dei quali non vedranno l'esito del verdetto, che è previsto entro Natale, poichè già deceduti. Devono rispondere di reati gravissimi per aver taciuto su quelle 500 mila tonnellate di rifiuti tossici seppelliti, dagli anni '70 in poi, a pochi metri dal fiume Pescara contaminando così gravemente le falde acquifere da compromettere la salubrità dell'ambiente e, quindi, la salute dei cittadini.
E' stato stimato in circa 8 miliardi e mezzo di euro il costo dei danni provocati al territorio, per la bonifica dai veleni pericolosissimi che hanno inquinato le falde acquifere da cui si sono abbeverati per decenni 700mila abruzzesi. Sono 27 le parti civili costituitesi nel processo.
Il magistrato Annamaria Mantini in uno dei passaggi chiave ha ribadito l'anomala reticenza di alcuni testimoni, chiamati sul banco degli imputati, nell'accertamento della verità. In aula, poi, è stato esibito un documento ufficiale dell'azienda, recante una scritta a penna in calce nel quale si esortava l'azienda a non spaventare la gente sui pericoli degli sversamenti nel terreno. "Sono stati commessi crimini tra i peggiori del genere in Italia sulla testa di decine di migliaia di persone. Le pubbliche autorità - ha ribadito la Mantini - avvertirono Montedison dell'inquinamento delle acque dei pozzi e non i cittadini, le vittime".
Domani toccherà all'altro magistrato Giuseppe Bellelli, che nella scorsa udienza ha citato un bellissimo discorso del capo indiano della tribu dei Sioux "Seattle" - quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro - concludere con le richieste di pena e per rendere giustizia ad un territorio, quello d'Abruzzo, troppo spesso vittima di politiche imprenditoriali spregiudicate.
Poi ai giudici, al presidente del collegio giudicante Camillo Romandini, mettere la parola fine su questa bruttissima vicenda e forse rendere giustizia alla gente d'Abruzzo.
Marco Beef