“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Trivelle: la Petroceltic rinuncia alle Tremiti, ma...
Dopo 9 anni e con nuove condizioni il mercato d'interesse è venuto meno. Tuttavia "saranno ottimizzati i programmi e le tempistiche dei lavori previsti per gli altri titoli minerari"
HANNO RINUNCIATO, MA... La società Petroceltic di Roma ha presentato al Mise istanza di rinuncia in merito al permesso di ricerca nel Mare Adriatico meridionale, a largo delle isole Tremiti. Lo annuncia la stessa società, che sottolinea come "essendo trascorsi 9 anni dalla presentazione dell'istanza, periodo durante il quale si è registrato un significativo cambiamento delle condizioni del mercato mondiale, Petroceltic Italia ha visto venir meno l'interesse minerario al predetto permesso". Tuttavia, aggiunge la società petrolifera, "saranno ottimizzati i programmi e le tempistiche dei lavori previsti per gli altri titoli minerari, nei confronti dei quali Petroceltic Italia mantiene inalterato il proprio interesse minerario e il proprio impegno a operare nel pieno rispetto delle norme comunitarie e dello Stato italiano vigenti e dei più elevati standard del settore, nella massima trasparenza e in collaborazione con le comunità locali".
NOI DICIAMO DI NO. Un mese fa il Coordinamento 'Trivelle Zero del Molise' aveva chiesto ufficialmente alle Regioni Molise, Abruzzo e Puglia di ricorrere al Tar dopo la recente concessione del permesso di ricerca di idrocarburi in Adriatico rilasciata alla Petroceltic. L'autorizzazione riguarda un'area di 373 chilometri quadrati tra Vasto, Termoli e le Isole Tremiti, a una distanza di 13,4 miglia marine dal litorale e dalle isole. Condividiamo questo appello e anche noi diciamo di no perchè il mare è sacro e non va toccato nè tantomeno "sporcato". Già a maggio 2015 la Giunta regionale d'Abruzzo aveva dato parere fortemente negativo al Ministero dell'Ambiente in ordine al Piano di ricerca e produzione degli idrocarburi nell'Adriatico proposto dalla Croazia.
MA L'ASSALTO PROSEGUE. Non va poi dimenticato che ad aprile Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Fai, Arci e Cai avevano presentato il dossier "La costa delle trivelle", dove una delle principali richieste era: "I parlamentari abruzzesi non approvino provvedimenti che mettono in pericolo il territorio regionale e producano un Green Act utile all'Italia e all'Abruzzo, che corregga il decreto Sblocca Italia, cancellando la deriva petrolifera e gli incentivi alle fonti fossili".
L'INTERROGAZIONE DI MELILLA. Andando ancora più a ritroso, a settembre 2014 il deputato pescarese Gianni Melilla (Sel) aveva presentato un’interrogazione al ministero dell’Ambiente per chiedere “se non intenda rifiutare il modello delle multinazionali del petrolio e condividere le scelte della Regione Abruzzo contraria alle trivellazioni nel mare adriatico per ragioni ambientali e produttive coerenti con una visione di sviluppo sostenibile”. La via delle trivellazioni petrolifere e in generale dell’Abruzzo come distretto minerario non trova adesione nelle scelte di sviluppo sostenibile assunte dalla Regione Abruzzo e dagli Enti Locali. Il mare Adriatico deve valorizzare la scelta dello sviluppo del turismo e dell’ambiente, delle sue ricchezze ittiche, gastronomiche, paesaggistiche.
Ray Manzarek