“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Tratta internazionale di esseri umani, due nigeriani arrestati dall'Interpol
L'organizzazione faceva entrare in Italia giovani ragazze del centro Africa che poi venivano avviate alla prostituzione. Una delle vittime ha raccontato l'incubo alla Polizia di Pescara
OPERAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI. Dopo un anno e mezzo di indagini e di ricerche, la Polizia di Stato di Pescara, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, con l’Interpol e con la Polizia tedesca, ha rintracciato e tratto in arresto due cittadini nigeriani, moglie e marito, che si erano resi latitanti a seguito di un’operazione condotta nello scorso mese di marzo contro la tratta di esseri umani, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione.
Si tratta di John Iyase, classe 1983, e di sua moglie, Patience Okoebor, classe 1992, entrambi rintracciati nella cittadina tedesca di Grevenbroich, i quali saranno estradati nei prossimi giorni per essere interrogati dal GIP di L’Aquila, Guendalina Buccella, che ha emesso il Mandato di Arresto Europeo nei loro confronti su richiesta del P.M. della Procura Distrettuale di L’Aquila, David Mancina, che ha coordinato l’indagine.
I due devono rispondere dell’accusa di aver fatto parte di un sodalizio criminale ben ramificato in questo territorio e con collegamenti all’estero, dedito alla tratta internazionale di esseri umani, in particolare di giovani ragazze nigeriane che venivano fatte entrare illegalmente in Italia per poi essere avviate allo sfruttamento della prostituzione. L’organizzazione aveva come base logistica un appartamento a Pescara ed un altro a Montesilvano in cui erano alloggiate le ragazze avviate al meretricio.
L’indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile ed ha preso spunto dalla denuncia sporta nel febbraio 2016 da una giovane ragazza nigeriana che, dopo essere sfuggita al controllo dei suoi aguzzini, si è recata in Questura per raccontare che John Iyase e sua moglie l’avevano fatta entrare illegalmente in Italia, dopo un lungo e periglioso viaggio lungo la tratta Nigeria-Iran-Turchia-Grecia, dietro compenso di 20.000 euro, con la promessa di un’onesta attività di lavoro, di fatto però costringendola a prostituirsi una volta arrivata a destinazione.
La ragazza, che è stata pesantemente minacciata dai due sfruttatori e, come spesso accade nella comunità nigeriana, sottoposta al rito voodoo, è stata poi collocata in una struttura protetta, continuando a collaborare con gli investigatori.
Le attività di indagine, supportate anche da operazioni di ascolto telefonico, da perquisizioni, pedinamenti e raccolta di diverse testimonianze, hanno rivelato l’esistenza di una più vasta e complessa rete criminale di carattere transnazionale, di cui gli indagati facevano parte, estesa sul territorio nazionale e con referenti all’estero, in grado di procurare documenti falsi, dotata di forte disponibilità economica, grazie alla quale organizzavano e gestivano la partenza di ragazze centro africane, da avviare poi al mercato della prostituzione.
Redazione Independent