“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Tornerà? D'Alfonso (lo) sogna
Il 15 dicembre 2008 l'inchiesta sulle presunte tangenti negli appalti pubblici. Entro gennaio l'attesa sentenza
TANGENTI IN COMUNE. LA "VERSIONE" DI LUCIANO. Il "giorno dei giorni", il tanto atteso "faccia a faccia" tra la Procura di Pescara, il Pm Gennaro Varone, ed l'attore/imputato protagonista della vita politica del capoluogo adriatico (e dintorni) degli ultimi quindici anni, Luciano D'Alfonso, c'è stato. Ed ha segnato il punto, forse decisivo ai fini dell'economia processuale e della relativa sentenza, che verrà pronunciata dal collegio del tribunale, presieduto da Antonella Di Carlo, entro gennaio 2013. Luciano D'Alfonso da Lettomanoppello, 47 anni il prossimo 13 dicembre (stessa età di Luigi Albore Mascia), si è seduto sul banco dei testimoni e si è difeso. Eh, già! Come un leone del Sergengeti ha sciorinando per ore la sua versione degli eventi: la meglio nota "Versione D'Alfonso".
LA STORIA E LE ACCUSE. Il 15 dicembre 2008 venne sottoposto agli arresti domiciliari in seguito all'indagine della Procura di Pescara sulle presunte tangenti negli appalti pubblici. Il "fenomeno politico" Luciano D'Alfonso, già presidente della Provincia, ex segretario regionale del Pd, oltre che due volte sindaco del capoluogo adriatico, lanciato come un razzo verso la "conquista del potere", quel giorno se lo ricorderà per sempre. Iniziò per lui un lunghissimo ed impervio cammino, dentro e fuori le aule del tribunale, accompagnato dal "Virgilio del Foro" Giuliano Milia per difendersi dalle pesantissime accuse che piovevano sul suo capo. Inquietante il quadro dell'inchiesta: associazione per delinquere, falso in atto pubblico, concussione, abuso d'ufficio ed altri capitoli del Codice Penale per un giro di denaro che avrebbe rivelato il "sistema" per intascare tangenti e far funzionare l'economia locale.
L'ESAME DELLA DIFESA. D'Alfonso si è seduto davanti alla Di Carlo e, utilizzando una didattica che avrebbe fatto impallidire persino Gianni Rodari, ha tenuto "banco", per ore, sui vari temi dell'inchiesta: dai project financing ai problemi della Città di Pescara, dai lavori nella sua villa di Manoppello ai rapporti con Carlo Toto, dai viaggi alle disponibilità finanziarie della famiglia D'Alfonso (nonni compresi), da Piazza Salotto e Toyo Ito, dal funzionamento della macchina amministrativa della Città di Pescara al personale impiegato. Si è parlato di stampa, giornalisti, comunicazione, della sua "perla", il Ponte sul Mare, e persino dei guai con l'italo-australiano Pincione che l'avrebbe trascinato in tribunale a New York per la Pescara Calcio. Più volte ci sono stati momenti d'ilarità nell'Aula 1 del Tribunale di Pescara, gremita in ogni ordine di posto, mentre Big Luciano spiegava la sua versione. Poi, dopo ore e ore, finalmente, alle ore 16.08 s'interrompe. Anzi, è il giudice Di Carlo a dire basta. Tornerà? Sì, lunedi prossimo. Ma, intanto, lui (D'Alfonso) ci crede e sogna il "ritorno".
Marco Beef