“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Torna la censura, altrochè!
Ancora carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Al Senato passa la Legge Bavaglio
TORNA LA CENSURA ALTRO CHE DIFFAMAZIONE. Che i giornalisti siano una categoria antipatica ai politici - e non soltanto a loro - è cosa piuttosto nota. A volte, infatti, una semplice notizia raccontata in maniera "speciale" può scatenare conseguenze imprevendibili e devastanti sia per l'autore e l'editore (attraverso la querela di parte) sia per il soggetto protagonista della vicenda: come spesso accade la magistratura prende spunto da una "notizia di reato" ed aprire un'inchiesta e, quindi, far passare un brutto guai all'autore dell'inquacchio. Oppure, più semplicemente, denunciare una grave ingustizia o un comportamento "poco esemplare" di qualcuno potrebbe impedire che qquello stesso soggetto venga poi chiamato a ricoprire cariche pubbliche e rappresentare i cittadini. Se si aggiunge, poi, che l'Italia è al 40° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa, dopo Cile e Corea del Sud (Fonte: Reporter sens frontière), allora il gioco è presto fatto. Perchè, dunque, meravigliarsi se col voto segreto, voluto da Rutelli e dalla Lega, nell'aula del senato della Repubblica italiana si è bocciato il Ddl che doveva modificare la pena detentiva? Non che la legge in approvazione fosse tanto meglio. Resti inteso che minacciare un giornalista o un piccolo editore al risarcimento di importanti somme di denaro ovvero pagare multe salatissime è di per sè una forma di auto-censura. Ma il carcere, ovviamente, è roba da Mussolini con Antonio Gramsci. In ballo c'è sempre la democrazia oltre allo sconosciutissimo articolo 21 della Costituzione di cui è inutile parlare. Non ci fermeranno. No!
Il Subdirettore