“Legami alle comete, come alle code dei cavalli, trascinami, squarciandomi sulle punte delle stelle.”. Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Tetti di spesa alle cliniche private. Assolti Chiodi e Venturoni
Dopo 15 anni e 10 reati contestati si chiude il capitolo giudiziario per l’ex presidente della Regione Abruzzo e dell’ex assessore alla sanità
Un capitolo di cronaca giudiziaria e umana si chiude dopo 15 anni con l’assoluzione piena per l’ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, e per l’ex assessore regionale alla Sanita’, Lanfranco Venturoni. Parliamo del procedimento giudiziario riguardante i tetti di spesa delle cliniche private. Il Tribunale di Pescara ha assolto l’ex governatore e l’ex assessore perché “il fatto non sussiste”. Le accuse, a vario titolo, erano falso, violenza privata e abuso d’ufficio. Accuse dissoltesi nel corso del processo che si e’ chiuso con l’assoluzione di Chiodi e Venturoni. Nel corso del processo l’ex presidente della Giunta regionale e l’ex assessore avevano rinunciato alla prescrizione.
Nel mirino dell’accusa era finito il ridimensionamento dei tetti di spesa relativi al 2010.
Secondo l’accusa, Chiodi, coinvolto in qualita’ di ex commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanita’, avrebbe fatto firmare alle cliniche private contratti di prestazione di assistenza ospedaliera, collegando la firma al pagamento dei crediti che le cliniche vantavano nei confronti della Regione. Secondo l’accusa, l’ex presidente avrebbe fatto pressioni sulle cliniche per far firmare quei contratti e avrebbe tenuto un “generale atteggiamento ostruzionistico volto a non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa”.
Il commento social dell’ex presidente Chiodi
“4 processi, 10 reati contestati (non però la corruzione), senza che avessi fatto niente di male, tutte assoluzioni perché il fatto non sussiste. Ero diventato l’unico politico in Italia, ma credo anche nel mondo, ad essere stato messo sotto processo per i rapporti con alcune cliniche private NON per aver ricevuto da loro mazzette o favori, ma per averle “violentate” per costringerle a firmare un contratto contenente un tetto di spesa più basso salvaguardando così la sanità pubblica, gli equilibri finanziari della sanità regionale.