“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Sull'idea de "La Grande Pescara" sono d'accordo
Marina Febo (Pdl): «No al referendum». L'ex costantiniano Di Lorito: «Dubbi sulla fusione di tre comuni»
REFERENDUM SU "LA GRANDE PESCARA". LE REAZIONI DELLA POLITICA. Sul tema della fusione dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, oltre ai soliti campanilismi - che invece non ci meravigliano affatto - c'è qualcosa, anzi qualcuno che ci colpisce profondamente. Stiamo parlando di un quasi miracolo avvenuto recentemente a Spoltore, dove i principali actors della vita politica, Luciano Di Lorito e Marina Febo, il primo ex dipietrista già discepolo di Carlo Costantini (inventore del progetto "La Grande Pescara") recentemente convertitosi alla fede "renziana" mentre la seconda è una "berlusconiana" ortodossa, per la prima volta la pensano allo stesso modo.
MARINA FEBO (PDL): «NO, ALLA PROPOSTA AVANZATA SUL REFERENDUM». «Non siamo contrarie alla creazione di un'area metropolitana che racchiuda i nostri territori, ma diciamo 'No' alla proposta avanzata sul Referendum consultivo 'Grande Pescara'», afferma Marina Febo supportata dalla collega capogruppo a Montesilvano, Manola Musa. «Prima si individuano i contenuti e poi si forma il contenitore: nessuno ci ha informato su cosa significa in concreto 'Grande Pescara', non abbiamo ancora visto alcuna proposta con obiettivi, valutazione di alternative e studio di costi-benefici. Non intendiamo, quindi, invitare i nostri concittadini a dire 'sì o no' su uno slogan vuoto e privo di concretezza e chiarezza. La proposta è, inoltre, del tutto decontestualizzata rispetto all'attuale dibattito politico».
IL SINDACO DI LORITO: «DUBBI SULLA FUSIONE DI TRE COMUNI». Anche il sindaco Luciano Di Lorito ha avanza le proprie perplessità non appena messo al corrente che la popolazione andrà a votare in primavere per il referendu,. «Spoltore rischia di perdere la sua identità», ribadendo poi che «la fattiva fusione non sia al momento la soluzione adeguata, considerando i limiti della Pubblica Amministrazione e la sua difficoltà a riformarsi rispetto alle sfide che il nostro Paese deve affrontare. L’eventuale unione, in questa fase, farebbe emergere le debolezze dei tre comuni coinvolti, piuttosto che i loro punti di forza. Credo, inoltre, che con la Grande Pescara la città più piccola rischierebbe di essere stritolata e fagocitata da portatori di interesse economicamente più grandi e più forti. Forse, la vera fusione delle tre realtà che compongono la cosiddetta area metropolitana vasta è quella di riuscire a relazionarsi insieme con gli enti sovracomunali per la realizzazione delle infrastrutture necessarie, ma che i comuni da soli non possono garantire».
Redazione Independent