Si voleva difendere gratis

DOCUMENTI FALSI PER L'ASSISTENZA LEGALE. E’ solo l’ultimo di una serie di casi, scovati dalle Fiamme Gialle, di soggetti che, per risparmiare sulle spese legali, omettono di indicare nella propria autocertificazione alcune componenti reddituali, in modo da non superare la soglia massima prevista dalla legge per accedere al gratuito patrocinio. Tale comportamento, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da 309,87 a 1.549,37 euro dalla fattispecie penale prevista dall’art. 95 del DPR 115/2002.

OMESSA DICHIARAZIONE DI REDDITI. L’uomo, infatti, per non sborsare soldi propri per difendersi in una causa penale che lo vede imputato, ha nascosto, al Tribunale di Pescara, la percezione di almeno 6 mila euro che, sommati ai redditi dichiarati, gli avrebbero impedito di avvalersi della tutela legale a spese dello stato.

COSA DICE LA LEGGE. La legge prevede, per l’appunto, che l’ammissione al beneficio sia riservata a coloro che  percepiscono redditi complessivi di qualsiasi tipo non superiori a 10.628,16 euro, maggiorati di 1.032,91 euro per ciascun convivente. Se i finanzieri di Sulmona non avessero scoperto l’inattendibilità dei dati certificati dal denunciato per non oltrepassare tali limiti, lo Stato si sarebbe dovuto fare carico della parcella dell’avvocato difensore.

BALAUSTRO DELLA COSTITUZIONE. L’istituto del gratuito patrocinio è baluardo a presidio del diritto costituzionale alla difesa. Assicurare il suo corretto funzionamento risulta indispensabile per garantire tale fondamentale diritto a chi effettivamente non possiede i mezzi per sostenere le spese di giustizia. La condanna di chi viola le leggi che salvaguardano il gratuito patrocinio comporta la revoca  ed il recupero delle somme corrisposte dallo Stato, così da evitare sprechi di denaro pubblico.

Reda Inde