Se l'Onorevole le canta al Monsignore

Fabrizio Di Stefano attacca, seppur garbatamente e con rispetto, Mons. Bruno Forte, reo di non avergli ancora chiesto scusa dopo la sua assoluzione

Se l'Onorevole le canta al Monsignore

LUI E' MOLTO SECCATO. In Italia, figuriamoci in Abruzzo, attaccare gli alti prelati è uno dei tabù inviolabili. Figuriamoci, quindi, quanto deve essere seccato l'Onorevole Fabrizio Di Stefano per avere - seppur garbatamente e rispettosamente - criticato l'arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, Monsignor Bruno Forte, reo di averlo "condannato" un po' troppo in fretta quando Di Stefano cominciò, qualche anno fa, ad avere problemi giudiziari. Già nelle scorse settimane il parlamentare di Forza Italia, commentando la sua recente assoluzione, si era scagliato contro i giornalisti, ma aveva fatto un cenno anche a "Padre Bruno", che non gli aveva ancora chiesto scusa. Adesso, in occasione dell'incontro "Legalità e Giustizia", previsto oggi, Di Stefano ha inviato una lettera a monsignor Forte per spiegare le ragioni della sua assenza. La missiva, come detto, è scritta in tono educato pur non mandandole a dire, e in essa Fabrizio si rivolge all'arcivescovo quasi in un confronto da uomo a uomo, nonostante non venga mai a mancare il rispetto per la figura religiosa che Forte incarna.

"In una stagione in cui sul panorama politico italiano troneggiano tematiche che aggrediscono i valori cardine della cristianità - afferma Di Stefano - reputavo più consona una Sua riflessione su queste tematiche, piuttosto che l'avventurarsi su una materia, appunto quella della Legalità e della Giustizia, dove i suoi comportamenti nei miei confronti non sono stati proprio encomiabili. Provo una personale difficoltà umana all'idea di ascoltare una lezione, appunto sul tema della legalità e della giustizia, da Lei che, appena 4 giorni dopo l'inizio della mia vicenda giudiziaria, salì sul pulpito della cattedrale per interpretare uno strumento a tutela dell'indagato come emblema di sconcerto e di disgusto della politica regionale".

VUOLE LE SUE SCUSE. Bisogna ammettere che ciò che sostiene Di Stefano è ineccepibile; siamo di fronte a una persona ferita da ciò che è stata costretta a passare, e che nonostante tutto si trova a vivere, in pratica, una seconda ingiustizia: "Dopo sei anni, alla luce della mia completa assoluzione, non ho ricevuto le Sue scuse - aggiunge l'Onorevole - che, in base ai miei principi etici e cristiani, con tutta onestà mi sarei aspettato. Per queste ragioni non me la sento di ascoltare da Lei una lezione su questo tema". Non possiamo che condividere la posizione del forzista teatino e augurarci che monsignor Forte si decida a porgergli le sue umili scuse, che Di Stefano in effetti meriterebbe. Temiamo fortemente che ciò non avverrà, ma d'altronde riponiamo sempre la massima speranza nel Signore. Quindi...

Marina Ricciuti