Sciopero generale contro la manovra economica

I sindacati insieme ai lavoratori e pensionati davanti alle Prefetture ma i numeri dell’adesione sono bassi. C’è chi parla di poco più di 6mila adesioni

Sciopero generale contro la manovra economica

Anche in Abruzzo c’è stata una poca partecipazione per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil e la Uil con presidi e manifestazioni. Le sigle sindacali parlano di 6mila persone, nel resto del Paese le cifre non hanno raggiunto i sei zeri e, forse, data la situazione che stiamo vivendo, ci si aspettava qualcosa in più. La Cisl non ha aderito ritenendo l’astensione alla giornata di lavoro un’espressione politica contro il governo Meloni. Uno di questi si è tenuto a Pescara dinanzi alla Prefettura dove si sono ritrovate alcune centinaia di persone che hanno manifestato pacificamente con striscioni e bandiere. “Oggi manifestiamo per dire no ad una manovra finanziaria – ha spiegato Massimo Longaretti della Uil Abruzzo – completamente iniqua che va a colpire i ceti più deboli e le lavoratrici soprattutto, ma anche i lavoratori e poi i pensionati che con un aumento di tre euro lordi non possono come non potevano prima di curarsi nemmeno. Noi a questa manovra diciamo no ma siamo disponibili a qualsiasi confronto per trovare le soluzioni migliori. Avevamo dato un’apertura e chiesto di tassare gli extra profitti e colpire gli evasori fiscali ma questo il Governo non lo ha fatto per cui chiediamo oggi al Parlamento delle modifiche sostanziali a questa manovra finanziaria”. Il segretario della Cgil di Pescara Luca Ondifero ha aggiunto che “diciamo no ad una manovra che non va incontro alle necessità dei lavoratori e dei pensionati e dei giovani e oggi c’è questo sciopero che riguarda tutti i settori. I lavoratori non hanno risposte di fronte alla precarietà diffusa, con il salario che non è adeguato all’inflazione e quindi siamo qui per manifestare il nostro dissenso affinché questa manovra sia cambiata visto che oggi non si riescono a dare risposte per esempio anche sulla sanità, con le liste di attesa troppo lunghe e con la mancanza di personale e di investimenti”.