“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Rimborsopoli, Chiodi messo alla gogna per la scappatella
Anche gli amministratori abruzzesi nell'esercito dei quasi 600 indagati
CHIODI MESSO ALLA GOGNA PER LA SCAPPATELLA CON LA RAGAZZA DELLA CAMERA 114. Decisamente porta male l'Abruzzo ai nostri governanti. Dopo Del Turco, finito in carcere e condannato in primo grado, ora è la volta di Chiodi ad essere messo in croce, dalla magistratura, per un presunto indebito rimborso di 24.000 euro. Erano in molti a prevedere che Rimborsopoli stesse per cadere sulle teste sui nostri rappresentanti regionali. In questo
non siamo certo da meno della Lombardia, del Piemonte, del Lazio, della Sardegna, della Campania ecc... Con la differenza, però che i nostri rappresentanti, inquisiti, come i loro colleghi delle altre regioni, per i reati di peculato, falso ideologico e truffa aggravata, aggiungo una tonalità rosa, secondo quanto emerge dalle inchieste e dagli scoop dei giornali, alle loro presunte malefatte e persino una tonalità di noir. E' il caso dell'assessore De Fanis dato in pasto dai media all'opinione pubblica. L'ex sindaco di Montozzoli, non è divenuto famoso, per le accuse di concussione, truffa e peculato formulate dalla magistratura e nemmeno per il tentato avvelenamento della consorte, denunciato dalla sua segretaria, come logicamente dovrebbe
essere, ma per quel contratto stipulato con la sua avvenente collaboratrice avente per oggetto quattro prestazioni sessuali mensili in cambio di generosi compensi e che Repubblica ha denunciato.
ANCHE GLI AMMINISTRATORI ABRUZZESI NELL'ESERCITO DEI QUASI 600 INDAGATI POLITICI. Dunque nessuna meraviglia se i 25 indagati nostrani vanno ad infoltire l'esercito di quasi 600 politici inquisiti che da sud a nord percorre il Belpaese. Così anche in Abruzzo amministratori regionali ( ben 9), una buona fetta di consiglieri di maggioranza ed alcuni
dell'opposizione (due di Sel ed uno dell'Idv), avrebbero commesso i soliti reati di peculato, truffa aggravata e falso ideologico. Ma i nostri giornali più che mettere l'accento sugli avvisi di garanzia, si preoccupano degli aspetti torbidi e piccanti collegati a rimborsopoli più che dei presunti reati commessi. Il Centro, per esempio, in prima pagina, con un titolo a tutta pagina, e a caratteri cubitali, denuncia la scappatella di Chiodi. Personalmente la vedo diversamente: il vice presidente Castiglione, il presidente della giunta regionale Pagano e lo stesso presidente Chiodi, secondo me, hanno reso meno gravose le loro encomiabili missioni istituzionali, allietandole, così come dicono le malelingue, con leggiadre presenze femminili. Come non comprendere ed assolvere il nostro caro presidente che candidamente ha ammesso di aver commesso una"debolezza" con la ragazza della camera 114 con cui ha dormito? E al come non comprendere Nazario Pagano, che deve essersi sentito tanto solo da arrivare al punto di ospitare in albergo non una ma ben 4 ragazze ? chi grida allo scandalo si lascia trascinare dall'indignazione e dall'odio senza riflettere quanta sofferenza debbono patire i nostri amministratori che, lontani dal focolare domestico e dai loro cari, sono impegnati nelle faticose missioni istituzionali volte a promuovere l'immagine dell'Abruzzo nel mondo. Anzi bisognerebbe fare una raccolta di firme per una legge che consenta loro di pernottare in alberghi extra lusso, anzichè in quelli di categorie più basse e, eventualmente, anche di accompagnarsi a deliziose fanciulle necessarie a lenire le sofferenze di chi è al servizio disinteressato dei nostri concittadini, naturalmente, a spese dei contribuenti. Ma le toghe si sa sono insensibili a tutto questo e applicano la legge e sembrano ripetere il ritornello della dura lex sed lex. Ci sono poi i giornali come "Il Fatto Quotidiano" abituati a pescare nel torbido, che addirittura, udite udite, lasciano intendere ai suoi lettori che la ragazza della stanza 114 con cui Chiodi ha dormito, e una delle fanciulle ospitate in albergo da Pagano, siano state assunte dalla regione per aver mostrato una calda amicizia ai due leader abruzzesi e non per le loro capacità "professionali" su cui sia Chiodi che Pagano sembrano giurare. Non ci sono, secondo me, risvolti peccaminosi, come insegna un famoso proverbio siciliano "cummannari è megghiu ca futteri". E i proverbi non sbagliano mai.
Clemente Manzo