“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Ricordi di un campione del mondo
E’ morto Bruno Sammartino “Moschettiere d’Abruzzo” ed ambasciatore dei nostri emigranti. Nato a Pizzoferrato ha reso famosa la lotta negli Stati Uniti e nel mondo
RICORDI DI UN CAMPIONE DEL MONDO. Un altro abruzzese che si e' fatto conoscere in America e in gran parte del mondo, come quel grande Rocky Marciano, di Ripa Teatina. Bruno Leopoldo Francesco Sammartino ha reso famosa la lotta negli Stati Uniti e in gran parte del mondo. Conquistata la corona mondiale l'ha tenuta per 4040 giorni, e scusate se e' poco. Da ragazzo Bruno, di Pizzoferrato in provincia di Chieti, si rifugio' con la famiglia sui monti d'Abruzzo per evitare la guerra. Aveva 14 anni quando' emigro' in America. Era sempre stato un giovane forte pronto per ogni evenienza, cosi' a scuola gli dissero di provare nel wrestling, nella lotta. Ci provo' e presto capi' che era lo sport per lui. Quando lo conobbi e gli dissi chi ero si mise subito a parlare in abruzzese. Con un gruppetto di amici italiani si ritrovavano spesso per divertirsi e cantare canzoni di casa nostra. Una volta vennero attaccati da alcuni giovani (diciamo soltanto non italiani) e cosi' volarono le mani. Bruno ne stese un paio ma non lo disse mai alla madre. Della madre abbiamo parlato qualche volta perche' bravissima in cucina. Bruno mangiava piattoni di maccheroni alla chitarra. Non amava parlare della lotta, diceva soltanto: ma tu vieni mai a vedermi lottare? Era rimasto un tipico abuzzese: poche parole, fino a quando non lo spinsero a fare discorsi dopo un incontro, dopo un'altra vittoria. Aveva con alcuni amici, creato un club a Brooklyn: Abruzzoclub dove qualche volta insegnava una "mossa". Carattere buono, veramente. Lo vidi sognare quando qualcuno si mie a cantare qualcosa come "Abruzzo la 'cchiu' bella terra".... Era sempre disposto a dare venti dollari a chi vedeva per terra elemosimare. Guadagno' molto ed oggi suo figlio David, che insegna la lotta, gode dei frutti di suo padre'. Quando entrava sul ring era sempre lo stesso coro a volte assordante" Brunoooo, Brunooooo. Una montagna d'uomo pur non essendo molto alto. Ma i muscoli erano possenti. Una volta gli chiesi: dimmi la verita'. Questa lotta e' un po' falsa, mi capisci? Lui divenne serio: no no, ti confondi con il catch, quello si' che e' ridicolo, la nostra e' dura, spesso torno a casa con le ossa rotte. Ogni volta che lo incontravo mi chiedeva le ultime sul nostro Abruzzo. Ho scritto alcuni pezzi su di lui che Bruno conservava gelosamente. Ci ha lasciato, Bruno perche' come disse una volta: quando arriva l'ora smettero' di lottare, anche quando arrivera' la morte..
Benny Manocchia