“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Prove tecniche di governo
Bersani strizza l'occhio al Professore «prontissimi a collaborare». E se Vendola decide di andare con Ingroia?
BERSANI MANDA SEGNALI A MONTI. Bersani a Berlino è intervenuto ad un convegno del DGAP, un influente ente che si occupa di politica estera a cui partecipano economisti politici e banchieri. Il leader del PD ha tranquillizzato il tink tank della politica teutonica sostenendo che la rimonta del PDL è una favola e che il PD guiderà il paese nei prossimi anni, senza però discostari dalla politica di rigore del governo Monti. Da quel pulpito Bersani ha mandato un espicito messaggio a Monti dichiarando che «noi siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze contro il leghismo, il berlusconismo, il populismo e quindi certamente con Mario Monti». Il Professore ha immediatamente raccolto l'invito dichiarando «apprezzo ogni apertura e disponibilità di da parte di Bersani». L'accordo tra PD e "Scelta Civile" di Monti se da una parte tranquillizza le cancellerie europee, dall'altra inguaia la Sel che già sta perdendo consensi elettorali a favore del paritto di Ingroia e per lo stesso motivo il PD teme un'emoragia di voti da sinistra e paradossalmente anche "Scelta Civile" potrebbe perdere elettori da destra. Tutti i leader dei tra partiti si sono perciò affrettati chi per un verso chi per un altro a fare dichiarazioni per riconquistare il proprio elettorato. Monti per esempio ha dichiarato «se Bersani è interessato, come ha dichiarato, a una collaborazione con le forze che rappresento, dovrà fare delle scelte all'interno del suo polo». Per tutta risposta Vendola ha affermato che sui diritti e sull'economia con Monti «ci sono distanze siderali» ed in un'intervista a Repubblica si dice fiducioso che Bersani non romperà l'alleanza con la Sel. Anche Bersani fa una piccola marcia indietro e respinge l'invito di Monti a staccarsi dalla Sel dicendo «no all'abbraccio della morte con Monti».
FINI: «GLI ACCORDI A DOPO LE ELEZIONI ORA NON HA SENSO». Infine per dovere di completezza, va riportata la posizione di Fini che spiega con chiarezza i termini di una possibile intesa tra il Centro ed il Centrosinistra. Per l'ex presidente della camera dei Deputati «se dopo il voto non ci sarà una maggioranza non ha senso dire ci mettiamo d'accordo con Berlusconi contro Bersani oppure con Bersani contro Berlusconi. Ha molto più senso dire: bene, non c'è una maggioranza? Quali sono le 4 o 5 cose urgenti, concretee su quelle cose concrete costruire un'alleanza per le riforme». In questo schema di alleanza è difficile pensare che la Sel partecipi all'accordo con Monti e quindi dovrà schiererarsi con la sinistra di Ingroia passando all'opposizione.
L'ELETTORE E' FRASTORNATO COME NELLA PRIMA REPUBBLICA. In questo baillame probabilmente nessun elettore pensa che dopo le elezioni non si facciano accordi che prima del voto praticamente tutte le coalizioni respingono ma senza ecessiva convinzione per non inimicarsi troppo i possibili futuri alleati. Significativa èl'affermazione di Bersani quando dice con un linguaggio criptico «ho sempre detto che chiedo il 51%, ma che mi rivolgerò a forze alternative a Berlusconi e alla Lega come se avessi il 49% dei voti». Sembra di essere tornati alla prima repubblica quando i partiti si azzuffavano prima della competizione elettorale per passare un minuto dopo a mettersi d'accordo nonostante che ora ci sia il porcellum con il premio di maggioranza.
twitter@subdirettore