“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Promettevano posti di lavoro all'Università in cambio di denaro: 5 arresti
Una banda a conduzione familiare avrebbe truffato 16 persone per un totale di 80mila euro. Nei guai un dirigente Arta e due dipendenti della Asl
OPERAZIONE "GHOST WORK"CINQUE ARRESTI, DUE DENUNCE. Avrebbero promesso posti di lavoro “fantasma” presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara millantando conoscenze con note personalità del settore e falsificando i relativi documenti necessari per far credere alle vittime di aver avviato le procedure. Con le accuse di millantato credito, sostituzione di persona, falso in scrittura privata e truffa sono finiti agli arresti domiciliari cinque persone mentre altre due, coinvolte nell'operazione "Ghost Work", sono state denunciate. I provvedimenti restrittivi portano la firma del dott. Paolo Di Geronimo che ha approvato il quadro accusatorio del sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Chieti, Dott. Giuseppe Falasca e che ha coordinato le indagini degli uomini dell’Arma.
I RUOLI. Sono finiti agli arresti domiciliari P.M., classe 1959, impiegata ASL di Ortona che, secondo l'accusa, avrebbe avuto il compito di procacciare le vittime; P.M., classe 1982, disoccupata di Ortona, figlia della donna che per i carabinieri sarebbe l'ideatrice di tutte le attività illecite: avrebbe assegnava compiti e ruoli agli altri complici, redigendo di proprio pugno false scritture private, sostituendosi a persone realmente esistenti o immaginarie, millantando anche conoscenze influenti all’interno dell’ateneo; M.M., classe 1960, disoccupato di Ortona, fratello dell'impiegata, perchè con la collaborazione della nipote avrebbe redatto di proprio pugno false scritture private, si sarebbe sostituito a persone realmente esistenti o immaginarie e millantava con le vittime conoscenze influenti all’interno dell’ateneo; L.D.O., classe 1945, di Ortona, dirigente ARTA Pescara, probabile ideatore del sistema. Secondo gli inquirenti avrebbe utilizzato la propria autorevolezza per dare spessore alle promesse ed avrebbe seguito con attenzione l’evolversi degli eventi, dispensando consigli e disposizioni direttamente alla ideatrice del presunto piano; M.C.V., classe 1959, disoccupata di Ortona, si sarebbe sostituita telefonicamente a persone reali o immaginarie, millantando influenti conoscenze all’interno dell’università e recitando, di volta in volta, le parti che le sarebbero state assegnate principalmente dalla figlia dell’impiegata della ASL.
DENUNCIATI A PIEDE LIBERO. Denunciati in stato di libertà anche L.C.D.A., classe 1955, dipendente della ASL, responsabile della mensa dell’Ospedale “SS. Annunziata” di Chieti perchè avrebbe partecipato all’opera di convincimento delle vittime, garantendo il buon fine delle trattative, e C.C.D.R., classe 1979, disoccupato, figlio di una delle donne arrestate ai domiciliari, che si ssarebbe sostituito telefonicamente a persone reali o immaginarie eseguendo, di volta in volta, le disposizioni impartitegli.
UNA DELLE 15 VITTIMA TRUFFATA PER 25MILA EURO. L’attività investigativa è scaturita dalla denuncia presentata, presso la Stazione Carabinieri di Chieti Scalo, da una coppia di genitori che, in 2 anni, aveva consegnato alla presunta organizzatrice della truffa in più soluzioni, una cifra complessiva di circa 25mila euro necessaria, a detta della donna e dei suoi complici, per remunerare personaggi di spicco dell’Ateneo che avrebbero dovuto seguire le pratiche di assunzione delle loro figlie. Le indagini svolte dai Carabinieri della Stazione di Chieti Scalo e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Chieti hanno però permesso di individuare altre 15 vittime dell’astuto raggiro che, secondo quanto emerso sino ad ora, avrebbe fruttato ai malviventi un guadagno superiore agli 80mila Euro.
COME FUNZIONAVA IL SISTEMA. Il sistema ideato per architettare la truffa si basava, fondamentalmente, sul rapporto di fiducia già esistente tra le vittime ed i malviventi. Quest’ultimi, facendo leva sullo stato di bisogno dei malcapitati promettevano dei posti di lavoro per loro o per i congiunti, principalmente presso l’Università di Chieti - Pescara, avvalorando la propria capacità di portare a buon fine le procedure di assunzione millantando la conoscenza di personaggi di spicco dell’Ente. Oltre a produrre atti, contrassegni e valori contraffatti riportanti loghi, nominativi e firme dell’ateneo, spesso i truffatori procuravano alle vittime anche contatti telefonici con gli ipotetici “personaggi di spicco” che, in realtà, altro non erano che loro complici.
SEQUESTRATI DOCUMENTI, ASSEGNI FALSI DELL'UNICH. Nel corso delle indagini sono stati rinvenuti e sequestrati falsi contratti di lavoro, tesserini contraffatti dell’università, falsi assegni di conto corrente riportanti l’intestazione dell’Ente, verosimilmente necessari per creare nelle vittime il convincimento di essere in relazione con soggetti realmente inseriti nell’ambito dirigenziale dell’Università D’Annunzio, luogo fisico dove sono avvenute persino delle cessioni di denaro, percepite da una delle arrestate che si presentava come dipendente dell’Università con funzioni tali da poter influire sulla dirigenza stessa. L'Ateneo "Gabriele d'Annunzio" di Pescara-Chieti è completamente estraneo ai fatti.
Redazione Independent