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Prestiti "a strozzo": 3 arresti
Nel mirino di usurai attività commerciali dell'area metropolitana. Sequestrati assegni per 200mila euro
PRESTI " A STROZZO" NELL?AREA METROPOLITANA: TRE ARRESTI. Questa mattina i carabinieri della Stazione di Pescara Scalo hanno dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti presso la loro abitazione nei confronti di G.R. (46) di Atessa, V.V. (43) di San Vito Chietino) e M.P. (45) di Santa Maria Imbaro per il reato continuato di usura in concorso. Le indagini, condotte dalla scorsa estate, hanno consentito di accertare che gli arrestati, in concorso con altri indagati, a vario titolo e con ruoli differenti, approfittando delle difficoltà economiche in cui versavano una nota attività commerciale (un bar pasticceria di Pescara Centro) ed altri della provincia (imprese di costruzioni) hanno "prestatto" ingenti somme di denaro facendosi promettere ed ottenendo, anche mediante minacce, interessi abbondantemente usurari che oscillavano dal 10% al 15% per 10 giorni.
IL MODUS OPERANDI. Le vittime, commercianti ed imprenditori di Pescara, della provincia e del chietino, impossibilitati ad ottenere fidi o prestiti dalle banche, avevano fatto ricorso agli indagati i quali, in cambio di assegni a garanzia dei prestiti, consegnavano somme di denaro già scontate. I titoli, poi, venivano fatti incassare alla scandenza da complici che li versavano su conti correnti a loro intestati, ma di fatto nella disponibilità di alcuni degli arrestati. Alle scadenze, se le vittime non erano in grado di onorare i debiti contratti, gli indagati pretendevano l'emissione di nuovi assegni maggiorati di altri interessi ricorrendo anche a minacce e violenze fisiche in caso di esitazione da parte degli usurati.
SIMULAZIONE D'INCIDENTE PER PAGARE IL DEBITO. In una circostanza una delle vittime era stata indotta a simulare un falso incidente stradale in modo da utilizzare il denaro eventualmente ottenuto per il risarcimento del sinistro ed onorare poi la restituzione del denaro mutuato. Nel corso dell'attività i carabinieri hanno sequestrato titoli e matrici di assegni per un valore di 200mila euro, appunti della contabilità, materiale informatico e denaro contante. Le indagini, supportate da attività tecniche di intercettazioni, hanno poi permesso di delineare e stabilire la reale consistenza del patto illecito intercorso, in generale, fra gli arrestati e le loro vittime individuate dall'analisi della documentazione sequestrata e da quella bancaria successivamente acquisita. La misura cautelare è stata emessa per il reato di usura continuata in concorso dal gip Gianluca Sarandrea, su rihiesta del Pm Gennaro Varone
Redazione Independent