“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Preso il "Boss della Pineta"
Sfruttava e taglieggiava giovani prostitute romene. Manette al capo (detto "Berlusconi") e le sue complici
PROSTITUZIONE. PRESO IL "BOSS" DELLA PINETA. «Io sono Badea e voi non dovete andare a lavorare lì finchè non mi pagate, altrimenti morirete!». Così Viorel Verdesan, 34 anni di Savodea (Romania) ma residente a Francavilla al Mare, - detto "Lungu" Viorel o “Badea” o, addirittura, “Berlusconi” - , usava minacciare le giovani rumene solite prostituirsi nella zona della pineta D’Avalos di Pescara.
TASSA DA 50 EURO. Cinquanta euro era la “tassa di occupazione del suolo pubblico” pretesa per ogni ragazza che avesse inteso “vendersi” in quello che Verdesan riteneva, evidentemente, un proprio feudo territoriale, conquistato, a suo dire, in virtù di anni trascorsi in carcere per vecchie vicende legate, ancora una volta, ad episodi di violenza e prostituzione e che, secondo il suo personalissimo modo di intendere il diritto e le sue regole, gli avrebbero per l’appunto conferito un potere assoluto su chiunque in quel feudo avesse voluto lavorare. Tutte le vittime hanno confermato di avere pagato questa tassa allo "sfruttatore"
LA RIVOLTA DELLE 'LUCCIOLE'. "Badea" non aveva però fatto i conti con l’insofferenza delle giovani connazionali le quali, dopo un periodo di sottomissione, si erano determinate ad emanciparsi ed a recidere qualsiasi vincolo di assoggettamento suscitando, ovviamente, l’ira del "Boss della Pineta".
LA REAZIONE DEL "MAGNACCIA". Non si è fatta attendere la reazione del Verdesan contro le “ribelli”: notti di minacce e, in alcune occasioni, anche botte e percosse violente. Ma neanche questa volta aveva fatto bene i suoi conti. Le 'lucciole', infatti, lungi dall’accettare sommessamente tutto ciò, hanno deciso di rivolgersi alla Polizia. Così è, l'estate scorsa, iniziata l'indagine della Squadra Mobile nei confronti del Verdesan.
IL RACCONTO ALLA POLIZIA. Una delle denuncianti ha raccintato di essere stata avviata al "marciapiede" proprio dal Verdesan nel 2009, quando non aveva ancora compiuto 18 anni. E, poi di esser stata costretta a consegnargli circa 400 euro ogni sera. Il Verdesan le aveva anche fornito la fotocopia di un documento d'identità romeno, con false generalità, per nascondere la vera età della giovane.
LE COMPLICI ROMENE. Nelle indagini, come è prassi in queste situazioni torbide, è stato evidenziato anche il ruolo di due connazionali che, in cambio di favori, controllavano le ragazze e la loro attività in strada. Entrambe sono state denunciate con l'accusa di sfruttamento della prostituzione ed estorsione continuata (sia consumata che tentata). Si tratta di S.M.V, 19 anni, cittadina rumena; I.C.M., 22 anni, cittadina rumena; G.P, 58 anni, cittadino italiano.
I CAPI DI IMPUTAZIONE. Il P.M. titolare delle indagini, dr.ssa Mirvana Di Serio, sulla scorta delle risultanze investigative, ha richiesto l’emissione della misura di custodia cautelare per Viorel Verdesan, ritenendo sussistenti nei suoi confronti gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione continuata (consumata e tentata) e falso, ravvisando altresì il pericolo di reiterazione dei reati contestati. Il G.I.P. presso il Tribunale di Pescara, dr.ssa Maria Michela Di Fine, ha condiviso l’impianto accusatorio.
IL CURRICULUM CRIMINALE. "Badea" già nel 2007 era stato arrestato dalla Squadra Mobile per aver abusato sessualmente di una sedicenne romena, all’epoca dei fatti ospite, a Pescara, presso un centro di accoglienza per minori. Dopo esser riuscito a conquistare la fiducia della ragazza l’aveva prima violentata e, poi, anche tentato di indurla alla prostituirsi. Per tali episodi era stato condannato nel 2010 dal Tribunale di Pescara a 6 anni di reclusione.
Redazione Independent