“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Porto, oltre il danno la beffa
Una tragedia nella tragedia: 20 marinai rischiano 8 anni di carcere per aver difeso il sacrosanto diritto al lavoro
UNA SACROSANTA PROTESTA - La vicenda che ci accingiamo a raccontare ha veramente dell'incredibile per le cause, che l'hanno generata, ed gli effetti devastanti sulla vita delle persone coinvolte. Come sapete - a noi di Abruzzo Independent - certe storie toccano dal profondo e non possiamo esimerci dal prendere una posizione chiara, anche se scomoda. Stiamo parlando dell'incredibile vicenda del Porto di Pescara, che da oltre un anno e mezzo tormenta la marineria pescarese - gente dignitosa che sveglia la notte per lavorare! - costretta a chiedere aiuto alla politica, e della sacrosanta protesta, avvenuta lo scorso primo giugno davanti alla Capitaneria di Porto e lungo l'Asse Attrezzato ma, poi, degenerata e con le inevitabili conseguenze penali.
20 MARINAI SOTTO PROCESSO - Una tragedia nella tragedia: 20 persone, tra marinai e armatori, sono accusati di danneggiamernto di opere militari: un reato gravissimo, ancorchè antiquato, per il quale il codice penale prevede una reclusione fino ad 8 anni di carcere. E' questa l'ipotesi - di rito, va detto! - formulata dalla Procura di Pescara e per la quale è stato incaricato lo studio legale Ernesto e Luca Rodriguez di difendere 18, dei 20 imputati, per i fatti accaduti l'1.6.2011. Quella mattina, in effetti, la tensione era altissima: ci furono degli scontri, una vetrina venne infranta, la sbarra di accesso della Capitaneria divelta e venne gettato un cassonetoto di rifiuti dall'Asse Attrezzato. Ma, tutto ciò, avvenne in seguito alle proteste civili, agli appelli, alle richieste di aiuto ai politici perchè risolvessero il problema fluviale del Porto di Pescara e che stava costringendo - e costringe - centinaia di famiglie alla fame.
ART. 253 DEL CODICE PENALE - Così recita il Codice: «Chiunque distrugge, o rende inservibili, in tutto o in parte, anche temporaneamente, navi, aeromobili, convogli, strade, stabilimenti, depositi o altre opere militari o adibite al servizio delle forze armate dello Stato è punito con la reclusione non inferiore a otto anni. Si applica l'ergastolo: se il fatto è commesso nell'interesse di uno Stato in guerra contro lo Stato italiano; se il fatto ha compromesso la preparazione o la efficienza bellica dello Stato, ovvero le operazioni militari». Il nostro auspicio è che, in sede legale, prevalga il buon senso e che il reato - di cui dovranno rispondere 20 marittimi - possa essere derubricato in qualcosa di più leggero: magari un danneggiamento aggravato che, con le attenuanti ed il pagamento di una multa, potrebbe risarcire (almeno in cia giudiziale) la vita di queste persone. La politica è responsabile di questa situazione. Dovrebbero essere loro sotto processo e non queste persone costrette a lottare, magari in maniera dura, per poter lavorare e sfamare le proprie famiglie. Vergogna!
Marco Beef