“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Polpette di morte nel Parco
La terribile scoperta dei cani addestrati della Forestale: 30 esche abbandonate per sterminare gli ultimi orsi
SCOPERTE POPLETTE AVVELENATE PER STERMINARE GLI ORSI. Fa venire i brividi la notizia di poco fa che alcuni cani addestrati nella ricerca di esche avvelenate e in servizio persso il Corpo Forestale dello Stato hanno scoperto 30 bocconi "letali" abbandonati da ignoti mostri nella Valle Cervara e nel Vallone Lampazzo, una zona di riserva integrale, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo. Queste polpette avrebbero potuto compiere una strage: cioè eliminare per sempre dalla terra d'Abruzzo la popolazione degli orsi bruni marsicani che secondo una stima ne restano solo 37/61 individui. L'ex direttore del Parco e dirigente dell'associazione nazionale Pro Natura Aldo Di Benedetto ha definito l'episodio grave come «lanciare una bomba dentro il Colosseo». Ma che cosa sta accandendo alla Regione più protetta d'Europa, nel senso che oltre il 36% del suo territorio è sottoposto a rigorose norme di tutela ambientale?
L'ABRUZZO LA REGIONE DEI PARCHI E DEL DEGRADO. Numerosi studi hanno dimostrato come esista una stretta relazione tra salute umana e salute dell'ecosistema. In questo senso l'Abruzzo dovrebbe essere considerato molto fortunato grazie alla sua particolare biodiversità favorita dalla notevole estensione del suo territorio protetto. Ben quattro sono i parchi della Regione "Più verde d'Europa": il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il più antico d'Italia, con un territorio protetto di circa 44.400 ettari, il Parco Nazionale della Majella con 74.000 ettari protetti, il Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga con 150.000 ettari protetti, il Parco Regionale del Sirente con 60.000 ettari protetti. Oltre agli Enti territoriali in questa regione insistono inoltre decine di riserve naturali e centinaia di oasi, che fungono da habitat ad una fauna di straordinario valore. Le specie animali che vivono e popolano la terra dei "pastori e dei poeti" da sole potrebbero giustificare l'esistenza dell'area protetta: troviamo l'orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il camoscio d'Abruzzo (considerato il più bello del mondo per il suo particolare mantello), l'aquila reale, il nibbio e persino il gatto selvatico (Felis silvestris), una specie presente in Africa, Europa Nord-Occidentale, Asia Centrale, India, Cina e Mongolia.
LE AGGRESSIONI AL NOSTRO PATRIMONIO NATURALISTICO. Eppure i dati forniti da Legambiente sono piuttosto scoraggianti e mostrano come oggi una delle sfide più importanti se non la più importante da affrontare sia quella di arrestare la perdita di biodiversità. In meno di due anni 12 esemplari di lupi e due orsi hanno perso la vita a causa di attività antropiche. Secondo altre fonti, i lupi ammazzati nel Parco dal gennaio 2012 sono 44. Spesso responsabili delle mattanze di specie protette sono i bracconieri e i tartufai senza scrupoli impegnati in guerre fratricide per il controllo del territorio. Talvolta come è accaduto qualche giorno fa quando un maschio di lupo è stato travolto da un auto tra Avezzano e Celano sull'autostrada, è la viabilità senza tutele per gli animali a provocare vittime di animali selvatici. Un altro lupo è stato crivellato a colpi d'arma da fuoco sparati da bracconieri e tre esemplari di grifoni sono stati rinvenuti morti avvelenati da esche predisposte per eliminare cani, volpi e lupi. Ma il vero dramma si è consumato lo scorso 25 aprile quando un esemplare di orso bruno marsicano, la cui popolazione è ridotta secondo stime ottimistiche a soli 37/61 individui, è stato travolto e ucciso da un'auto in corsa mentre attraversava, ironia della sorte, quella che si chiama l'Autostrada del Parchi. La sistematica aggressione alle specie protette sta procedendo nella totale indifferenza della "politica" la cui unica preoccupazione è assicurare favori alle varie clientele da cui le loro sorti dipendono vanificando gli sforzi di quanti si stanno impegnando, con sacrificio anche personale, per la salvaguardia del "tesoro".
Clemente Manzo