“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Politica, cos'è un tavolo?
Incontri segreti, riunioni fiume, accordi bilaterali tra i segretari: solo spartizioni di poltrone e incarichi
CHE COS'E' UN TAVOLO? - Ci piacciono le ovvietà. Voi che ci leggete lo sapete da tempo. Spesso, però, è la realtà più banale a nascondere inquietanti e scomode verità. Oggi l'argomento di cui vi vogliamo parlare - per l'appunto tema banalissimo - è quello dei tavoli. Avete capito bene. Argomenteremo del tavolo, ma non quelli di legno (o altro materiale), bensì quello politico. Avete presente quelle interminabili riunioni fiume, tra i segretari di partito ovvero i vertici di quella determinata situazione? Ma a che servono? Che cosa sono? A che servono? A chi? Di cosa parlano? Ve lo siete mai chiesti? Proviamo a spiegarvelo - ovviamente in maniera banale -, noi di Abruzzo Independent.
ACCORDI, INCONTRI, RIUNIONI PER I "FATTACCI LORO" - Non passa giorno che sui giornali o sul web, specie in epoca elettorale o di contrattazioni di diversa natura, si leggono queste "frasone" roboanti: «Tizio, candidato del partito N, apre al tavolo convocato da Sempronio» oppure «Le grandi forze democratiche impegnate nel tavolo delle trattative» o, meglio ancora, «Il futuro del Paese X al tavolo organizzato dalla Banca Centrale Europea». E, poi, via - magari il giorno stesso - con il tristissimo baillamme di comunicati, foto ufficiali, strette di mano, rinvii, ancora appelli, improbabili coalizioni, programmi dubbi e quant'altro. Tu che leggi queste parole e guardi le facce dei partecipanti rimani col dubbio e pensi: «Ma cosa cavolo avranno mai concluso?». Fatte le ovvie eccezioni, purtroppo il vostro interrogativo contiene già la risposta: «Non hanno concluso un bel nulla se non i c...i loro». Dunque, tu che leggi, non ti fare ingannare dai "paroloni", specie sotto elezioni. Quando leggi che stati convocati i tavoli politici, tocca il legno più vicino e convinciti che, in quel momento, non si sta decidendo nulla se non chi dovrà occupare quella poltrona oppure chiudere a proprio vantaggio (o svantaggio, a seconda di come si vedono le cose) quella circostanza.
Il (sub)direttore