“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Pescara, voce del verbo godere
Biancazzurri vincenti a Ferrara con un gol al novantesimo
“Provare il sentimento di intima soddisfazione che viene dal possesso o dalla contemplazione di un bene spirituale o materiale e dalla coscienza di tale possesso”. No, non va bene. “Provare viva contentezza o compiacimento per cosa che riesca gradita”. Siamo lontani. “Rallegrarsi, esultare”. Riduttivo. La prima cosa che ho fatto dopo la partita è stata andare a cercare sul vocabolario la definizione del verbo godere, ma non ho trovato la soddisfazione che speravo. Mi aspettavo di leggere qualcosa che mi rimandasse allo stato d'animo finale della partita del Pescara vinta a Ferrara, ma dal mio punto di vista nessuna di queste definizioni può appagare completamente. Allora cerco negli esempi, ma neanche lì sono stato accontentato, anzi. Citati solamente scritti di Petrarca, Leopardi, Dante e Boccaccio, sinonimo del fatto che sia necessario aggiornare ai tempi moderni gli esempi riportati. Tutte definizioni che non bastano a descrivere la delizia o il sollazzo che al novantesimo si sono impossessati dei biancazzurri in campo e sugli spalti. Tra l'altro azzardo nel dire che un esempio del Petrarca è proprio il contrario di come la pensiamo oggi in riva all’Adriatico: leggo “chi si contenta gode” e mi chiedo quale follia abbia portato a dichiarare questo. Quale godimento può passare attraverso un accontentarsi per me è un mistero. Il maestro Zdenek Zeman non avrebbe mai fatto questa dichiarazione, neanche sotto tortura. Gode solo chi ci ha creduto di più. Gode solo chi fa gol al novantesimo. In poche parole, gode solo chi non si accontenta. Caro Francesco, ti voglio bene, ma questa volta hai toppato e alla grande. Mi aspetto che nelle prossime edizioni della Treccani si accenni a quel sentimento provato oggi perché esprime perfettamente l'essenza della goduria e perché riempirebbe uno spazio che secondo me è ancora troppo e solo bianco. Io vedo un arcobaleno di diverse tinte di felicità, tutte da definire con parole forse non ancora inventate. Parole che definiscano meglio il Pescara 2023-2024. Parlo dei biancazzurri in generale, giocatori e tifosi, che trovo di partita in partita sempre più simili gli uni agli altri, segnale chiarissimo del fatto che il legame tra le due parti stia diventando decisivo. Vogliamo parlare del saluto a fine partita sotto il settore ospiti? Mi è sembrato a specchio: i giovani in campo vedevano loro stessi sugli spalti, mentre dalla gradinata ci si riconosceva nei ragazzi sul prato. Una sensazione bellissima. E allora scompare la sensazione di “incompiuta” della fine del primo tempo: prima frazione combattuta, ma il dominio del Pescara aveva portato solo alla concretezza del gol di Tunjov dagli undici metri, pareggiato da Celia poco prima dell’intervallo. Nella ripresa nessuno spavento nelle retrovie abruzzesi e spettacolo così così in attesa del coup de théâtre che arriva al novantesimo, quando il Dio del calcio decide di imporre le mani sul piede destro di Gianmarco Cangiano: il suo è un tiro magico che cambia direzione a un metro dalla linea di porta come in un cartone animato giapponese, mandando in visibilio i 1.072 ninja ospiti. Caro mister Zdenek, va bene che “Il calcio è fatto di emozioni, altrimenti la gente sugli spalti si addormenta”, ma di questo passo la pillola di ansiolitico verrà data in omaggio col biglietto della partita.