“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Pescara-Gubbio da “fuori di testa”
Tre giovanissimi fanno godere l'Adriatico
E ora non veniteci a dire che è un posto normale. Pescara segue le sue leggi, i suoi tempi. Pescara inventa, Pescara nega. Pescara si fa amare, si fa odiare. Pescara sovverte gli assunti e fa come gli pare. E anche stasera ha dato insieme il peggio e il meglio. Giuro che un posto più controverso di questo l'ho visto poche volte in vita mia. Una città nella quale non esiste un vero e proprio gap tra il bene e il male, che spesso si mescolano e non ti fanno capire più qual è il giusto e lo sbagliato. In una serata di luna crescente calante, l'unica certezza era la bellezza del pianeta che faceva capolino sullo stadio Adriatico: tutti l'hanno vista sbucare bassa e rossa dietro alla Tribuna Adriatica per poi ergersi gialla al novantesimo, spettatrice di una partita che poteva passare inosservata nella terza serie dei campionati di calcio italiani. E invece no. Quel Pescara-Gubbio sarebbe stato più imperdibile del previsto. E lei lo sapeva, così come lo sapevano quelle 5.328 anime che hanno assistito al sovvertimento delle regole basilari che abbiamo imparato sin da piccoli. In questo caso parlo ai più fortunati: ricordate quando, da bambini, qualche adulto vi raccontava le storie più belle nel tentativo di farvi addormentare in pace col mondo? Bene, sappiate che stasera è accaduto il contrario. La fiaba l'hanno raccontata i "bambini" agli adulti. I pargoli nelle vesti di Georgi Tunjov, classe 2001, Nicolò Squizzato, del 2002, e Brando Moruzzi, del 2004. Tre "bimbi" della Generazione Z ci hanno raccontato una storia bellissima, fatta di speranza e sofferenza, al termine della quale il lieto fine, non così scontato, ha lasciato spazio alla gioia. Una fiaba vera e propria iniziata col sorriso dell'estone Georgi, capace di tramutare in diamanti anche l'asfalto di corso Vittorio Emanuele con classe non propriamente da serie C. Ma come in ogni storia avvincente, l'antagonista non sta a guardare e, sfruttando quel l'attimo di vanità dei nostri eroi, prima pareggia con quel "vecchio" di Udoh (classe 97) e poi passa addirittura in vantaggio con Di Massimo (del 96) che celebra così la festa dei nonni. Ma una fiaba non può terminare se non con un lieto fine. Ed ecco Nicolò che tira fuori il coniglio dal cilindro dopo l'errore commesso da lui due minuti prima in occasione del gol di Di Massimo: prodezza eccezionale da fuori area e pareggio. Ma non basta: a un minuto dalla fine del tempo regolamentare, il piccolo (solo d'età) di casa inventa un gol strepitoso. Brando stoppa il pallone al limite, ma è in posizione defilata, guarda verso la porta avversaria e lascia partire un boiler che, per precisione e forza, mi aspettavo proseguisse anche dopo aver superato la linea di porta, la rete, la pista di atletica e così via. È 3-2 e finisce così. Gli applausi scroscianti dell'Adriatico sono il giusto tributo all'altalena di emozioni regalata dai biancazzurri di Zdenek Zeman. Nonno vero lui, in questa storia perfetta raccontata dai "bambini" agli adulti.