Pescara, Blasioli: "Il Comune deve demolire palazzo Michelangelo"

Il presidente del Consiglio comunale invita l'amministrazione a disfarsi in tempi brevi dell'ecomostro sulla Riviera Nord

Pescara, Blasioli: "Il Comune deve demolire palazzo Michelangelo"

BLASIOLI: “IL COMUNE DEVE DEMOLIRE PALAZZO MICHELANGELO”. “Doveva essere un bel palazzo, alto ed imponente, sull'affascinante riviera pescarese. Ma in molti hanno pensato che, in fondo, a tutto c’è un limite e spulciando tra le carte hanno scoperto che quell’ennesimo mostro di cemento armato là non poteva affatto sorgere" . Queste le parole del presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli

LA STORIA. Stiamo parlando di un palazzo di sette piani, la cui costruzione è partita alla fine degli anni ’90, a pochi passi dalla rotonda Paolucci, in viale della Riviera 191. I cittadini residenti negli edifici confinanti hanno cominciato a presentare degli esposti al Tar, il quale ha annullato ben tre concessioni edilizie, quella del 1999, del 2001 e del 2002, riscontrando numerose irregolarità, una su tutte la persistenza di circa 370 metri quadri nell’area demaniale. Una lunga scia di battaglie legali ha infine portato ad una sentenza inappellabile del Consiglio di Stato che ha di fatto confermato la disposizione del Tribunale amministrativo regionale n. 11 del 9/01/2006, non solo, ma ha anche disposto che il Comune provvedesse al più presto al suo abbattimento.

DEVE ESSERE ABBATTUTO DAL 2006. La procedura è stata avviata dall’allora sindaco Luciano D’Alfonso nel giugno del 2008, ma ad oggi, quando sono trascorsi altri sette anni, lo scheletro di cemento in riva al mare di proprietà dell’Immobiliare Michelangelo è ancora al suo posto. "La sola possibile reazione possibile all'abuso è la demolizione – afferma Blasioli –. Non fosse altro perché una città come Pescara non merita un simile ecomostro sulla sua meravigliosa riviera".

COMUNE CONDANNATO. Secondo un calcolo approssimativo, l’ente dovrebbe versare 56.900 euro solo per gli anni passati. «Tale rudere», hanno scritto i giudici del tribunale amministrativo, «determinerebbe un evidente peggioramento del panorama di cui si godeva in precedenza dall’immobile, riducendo sensibilmente la vista sul mare». «Il Comune», spiega ancora il Tar, «una volta adottato un atto illegittimo in materia urbanistica ed edilizia non esce di scena, ma permane il suo dovere di rimediare alla situazione di illegittimità dallo stesso creata, rimuovendone ogni tipo di effetto contra legem». Il Tar ha quindi riconosciuto una riduzione del valore dell’immobile dei ricorrenti. Da qui, il risarcimento del danno.
 

SENTENZA IMPUGNATA. "Insomma una classica storia all'italiana tutta pescarese, l’ennesima puntata di una battaglia legale che va avanti da anni contro l’edificio che la ditta Michelangelo non è mai riuscita a realizzare – continua Blasioli -. Una sentenza del Tar, confermata nel 2008 dal Consiglio di Stato, ha annullato la licenza di costruzione rilasciata dal Comune e prescritto la demolizione totale dell’edificio. Ma l’ordinanza di abbattimento è stata impugnata per un errore e così ora siamo nuovamente ad attendere una nuova ordinanza, che richiedo con la massima celerità. Il Comune infatti non si può assolutamente permettere esborsi di questo tipo, in un momento in cui proprio i nostri cittadini sono chiamati a sforzi enormi per far fronte ad una tassazione elevata frutto di una condizione economica disastrata. Ecco questa è una delle ipotesi per cui una celere condotta amministrativa potrebbe ridare fiducia alla città ma determinare anche una riduzione dei costi per lente. Per tali ragioni chiedo che questo appello possa trovare il giusto spazio nell'agenda politica della nostra amministrazione. Voglio ricordare che per Punta Perotti, l'ecomostro barese, la città di Bari impiegò 11 anni dalla realizzazione per abbatterli mentre qui siamo già ben oltre. Occorre dare esecuzione alla sentenza di abbattimento, con una ordinanza che regga al vaglio dei tribunali, ma soprattutto occorre dare un segnale forte alla città che comprenda che chi sbaglia paga". 

 

Redazione Independent