“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Perchè dall'ultimo trimestre 2021 si sono persi 28.000 posti di lavoro
Sull’economia abruzzese si sta abbattendo il disastro della crisi dei servizi e delle strutture ricettive. I giovani puntano ad andare via dall’Abruzzo o all’estero
Se si prendono in considerazione l'ultimo trimestre del 2021 e il primo del 2022, emerge un dato inquietante sulla disoccupazione in Abruzzo. Secondo l'economista sulmonese Aldo Ronci in questo arco temporale c'è stato un aumento complessivo della disoccupazione di 28.000 unità dovuta in particolare alla crisi nei settori dei servizi (-17.000 unità) e delle strutture recettive (-11.000 unità). L'unico segmento in crescita è quello dell'agricoltura che ha registrato una crescita occupazionale di 6.000 addetti. E' un dato preoccupante quello della disoccupazione in Abruzzo che segna una flessione del 5,5% contro un dato nazionale dello 0,8% e che ci colloca in testa alla graduatoria nazionale sulla disoccupazione. Secondo l'economista Ronci le ragioni risiedono nella scarsa propensione all'innovazione della struttura del tessuto produttivo abruzzese caratterizzata dalla prevalenza di piccole e piccolissime aziende pari al 96% del totale delle imprese. Gli stessi provvedimenti della Regione si sono rivelati poco efficaci e poco attenti agli aspetti specifici del territorio. Anche l'eccessivo ricorso al lavoro precario in Abruzzo è una concausa della fragilità del sistema produttivo come sottolinea la Uiltemp Abruzzo, la federazione dei lavoratori autonomi, atipici, temporanei e partite iva. Secondo l'UIL in Abruzzo è necessario prevenire le forme di sfruttamento del lavoro per garantire alle persone una vita equa e giusta "perché se il lavoro garantisce la sola sussistenza, esso non rende più libero l’uomo, ma diventa una dipendenza". Non a caso i giovani preferiscono cercare alternative lavorative nelle regioni più ricche o all'estero dove spesso vanno a risiedere definitivamente. La decrescita demografica che si registra nella nostra regione ne rappresenta una evidente conseguenza negativa: la popolazione abruzzese è passata da 1.281.012 abitanti del 31.12.20 a 1.275.984 del 30.09.21 registrando un decremento di 5.028 abitanti pari al 40% in più della decrescita in Italia. E nemmeno le prospettive per i prossimi mesi sembrano improntate ad ottimismo. La crescita dei prezzi dei beni al consumo e di quelli energetici contribuisce sempre più a una calo verticale della spesa delle famiglie residenti nell’anno corrente, i cui effetti negativi si spera dovrebbero attenuarsi nel 2023.