“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Palazzone sì o no: questo è il problema!
Divampa il dibattito sul cantiere per trasformare l’area davanti alla stazione ferroviaria in qualcosa di utile e bello
Come noto: é in corso un dibattito ferocissimo sulla trasformazione dell’area centralissima - oggipraticamente un ‘pista d’atterraggio’ per automobili - davanti alla stazione ferroviaria di Pescara. Parliamo di circa 7 ettari che, stando alle parole della politica locale, dovrebbero diventare un parco centrale, 800 parcheggi (non sono forse pochino?) e anche, purtroppo, il nuovo Palazzone a 18 piani dell’ente pubblico Regione Abruzzo. Tutto questo alla modica cifra di 50-70 milioni di euro, la cifra esatta non è chiara. Comunque parliamo di soldi che non ci sono e per i quali servirà accendere un mutuo oltre l’annunciato e generoso contributo elargito dalla sempre presente Fondazione PescarAbruzzo che verserà 4 milioni di euro per realizzare l’area verde. Tralasciando per un momento il problema legato ai disagi che questa operazione di riqua/cementificazione inevitabilmente avrà sui cittadini, commercianti, turisti e’ bene, a nostro avviso, fare delle considerazioni logiche e al netto delle posizioni politiche. Chi scrive, in genere, è contrarissimo a investimenti in burocrazia e apparati simili, e questo lo scriviamo a scanso di equivoci. Come è altrettanto indubitabile il fatto che questi edifici istituzionali vengano realizzati in tutte le principali città italiane e di solito affidati a progettisti famosi perché possano, attraverso la mole di denaro speso, utilizzare l’inevitabile, mai nel ‘cuore’ urbano ma in zone periferiche da rilanciare come Rancitelli o San Donato, per fare almeno qualcosa di bello (al momento è tutto indefinito). Il concetto di bello e’ chiaramente relativo, mentre non lo è la circostanza che il centrosinistra, che oggi si oppone ferocemente, ha perso in passato l’occasione di decidere. Il centrodestra che è per natura attratto dall’entusiasmo dell’edilizia ha vinto le elezioni e, non appena ha potuto, ha deciso di agire sull’area di risulta. A nostro umile avviso la questione è tutta qui e tutto questo ha persino il fondamento della democrazia: ti candidi a governare con un programma e casomai vinci le elezioni poi potresti anche mantenere la parola data ovvero quello che è successo o non è successo. Ma detto ciò Pescara ha bisogno sicuramente di infrastrutture che possano rilanciare una città di decadenza da troppo tempo e lontanissima dai modelli urbani di successo d sostenibili. Troppo banale ricordare che saremmo potuti diventare la porta dei Balcani ma non abbiamo né un porto né un aeroporto degni questo scopo. Come si può soltanto immaginare che vettori internazionali della nautica o del settore aereo o grandi investitori possano decidere di puntare dalle nostre parti quando le strutture che abbiamo sono le stesse di settecento anni fa!?! Ma tralasciando e tornando al punto ci troviamo in questa situazione, che è francamente brutta: chi ha deciso, faccia quello che deve fare, ma alla svelta, e possibilmente tenendo in considerazione tutte le osservazioni per migliorare e rendere condivisibile l’intervento. Perché non possiamo assolutamente permetterci altri erroracci, sprechi di denaro pubblico con la sanità che abbiamo, oramai al collasso. Sarebbero fatali quanto il timore peggiore possibile che vedrebbe, per decenni in modalità cantiere, quell’area decisamente strategica.