“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Orchestra of Spheres
Martedì 10 luglio, ore 22, a "La Lampara". Visci: «Sono animali selvaggi»
ORCHESTRA OF SPHERES - La prima volta che ho sentito parlare dell' "Orchestra di Sfere" è stato grazie a Brian Shimkovitz (aka Awesome Tapes From Africa) ne tesseva lodi smisurate e descriveva il loro live come uno dei migliori degli ultimi anni. Siamo su un terreno "weird" e "afro-beat" o forse sarebbe meglio dire "tasman-beat" visto che i nostri arrivano dalla "Terra dalla lunga nuvola bianca" scoperta da Tasman e Coock qualche secolo fa, la Nuova Zelanda. Orchestra Of Spheres sono la punta di diamante della scena underground di Wellington – più che la provincia direi la periferia (paradisiaca) del mondo a noi noto. Dalla Frederick Street Sound and Light Exploration Society all'All Tomorrow's' Party, dove, non a caso, Caribou li ha fortemente voluti nell'edizione da lui curata, ovviamente anche lui dopo averli visti dal vivo.
LA BAND - Una reputazione di selvaggi animali da palco e house party costruita nel tempo grazie alle loro performance. Nonagonic Now, primo album per Fire Records (in realtà una riedizione di un lavoro autoprodotto edito dalla la comune di cui sopra) e ascoltabile sul loro bandcamp, porta in dote 45 minuti di groove alieno, poliritmie africane, voodoo marcio, funk bianco deformato e dall’attitudine spacey, elettroniche d’accatto, percussività incessante ed eclettica, gamelan indonesiani, tradizionali del Borneo e tutto ciò che vi può venire in mente - frullato insieme - dai 23 Skidoo ai Rapture lo ritroverete miscelato in varie dosi nei 10 pezzi dell’album, con in più una capacità teatrale non indifferente. Dopotutto da quattro schizzati che si chiamano Mos Iocoss, Baba Rossa, Jemi Hemi Mandala e E = MC303 e che suonano, tra le altre cose, theremin, gamelan, biscuit tin guitar, electric bass carillion, sexmouse marimba (?!), il minimo che ci si può aspettare è un sabba di “ancient future funk” gioioso, giocoso, nonsense e spastico. Terribilmente accattivante, mosso com’è alla ricerca della “spontaneous symmetry in sound”. (liberamente tratto da Stefano Pifferi - Sentireascoltare). Paolo Visci Indie Rocket Festival