“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Obama, gli Ayatollah e il rischio nucleare
Analisi geopolitica sul caldissimo Medioriente. Il nostro corrispondente da Washington Benny Manocchia analizza i rapporti Usa-Iran
Quando il presidente degli Stati Uniti si lascio' convincere dal suo staff di avviare "negoziati" (come lo definirono) con l'Iran, basando le conversazioni sull'arma atomica in quella regione del mondo, Washington tiro' un sospiro.
C'era dappertutto la convinzione che l'Iran avrebbe accettato l'offerta degli Stati Uniti per mettere in atto la sospensione dei lavori attorno all'arma mortale. "Offri qualcosa agli ayatollah" dissero ad Obama "e vedrai che riuscirai a concludere uno dei piu' difficili e pericolosi contrasti tra due nazioni".
In realta' c'erano piu' di due Stati a preoccuparsi per le atomiche iraniane.
C'era la paura che - di colpo - i capi di quella nazione decidessero di spingere il bottone se messi alle strette. Il Congresso USA dapprima fece capire che non credevano ad una sola parola dell'ayatollah, poi mollarono la presa e dissero al presidente di avndare avanti con i contatti.
Contatti che andarono avanti e avanti e avanti...fino a che qualcuno a Washington disse: ci stanno prendendo in giro. Non hanno smesso di mettere assieme le bombette atomiche bloccando nel contempo le serie intenzioni degli americani di stringere a un angolo l'economia dell'Iran.
Ma Obama aveva capito che la situazione lo teneva bene in vista con i democratici americani. Ora che il presidente e' quasi giunto alla classica posizione di lame duck (ossia anitra ferita insomma il presidente uscente) ora il Congresso si fa sentire e parla di un progetto di legge per bloccare qualsiasi iniziativa con l'Iran. Il canto del cigno di Barack risponde presto:mettero' il veto sul vostro progetto - dichiara Obama - giacche'' intendo andare avanti con i contatti sull'armamento atomico iraniano.
Progetti morti sin dall'iniizio perche' gli ayatollah hanno ribadito che "nessuna nazione al mondo potra' bloccare la nostra atomica". Ma fanno la voce grossa pur sapendo che l'atomica oggi non fa paura come ai tempi di Hiroshima e Nagasaki.. Infatti (e purtroppo) oggi ce l'hanno molte nazioni e tutti sanno che se tu lanci un atomica contro il mio Paese, io ne lancio tre contro il tuo.
Obama tornera' a casa alla fine del suo secondo mandato e il progetto Iran restera' aperto sul tavolo del nuovo presidente. Fino a quando nuove potentissime armi saranno immesse sul mercato mondiale.
Benny Manocchia