“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Nella mente del Bombarolo
La sfida di Roberto Di Santo al sistema: da artigiano schivo e mite a uomo più ricercato d'Abruzzo
IL VIAGGIO DEL BOMBAROLO ABRUZZESE. Ancora una notte è passata e di Roberto Di Santo, il "bombarolo" di Roccamontepiano fuggiasco da una settimana, in preda alla sua folle sfida alle istituzione ed alla società ingiusta, non si è capito dove sia nascosto. Il suo camper, un Leyland Sherpa bianco col tettuccio verde, ricercato da tutte le polizie d'Italia, è possibile che sia parcheggiato in un luogo "segreto" nella zona di Chieti Scalo mentre lui, molto probabilmente, gira con una bicicletta nera mosso dalla convinzione di chi ha subito un grave torto, una grave ingiustizia. Nel Dvd consegnato personalmente all'emittente televisiva Rete8 Di Santo annuncia che non si fermerà e che compirà nuove azioni. «Mi consegnerà alle istituzioni entro 10 giorni se non mi prenderanno prima», aveva annunciato nel primo videomessaggio trovato nell'auto incendiata, giovedì scorso, davanti alla palazzina della sorella a Villanova di Cepagatti. L'ultima coup de teatre, proprio ieri, quando ha incendiato una Casa Famiglia, disabitata da mesi, in via Maiella a Madonna degli Angeli a Chieti. Ma cosa va cercando quest'uomo dipinto da tutti come una persona mite e riservata ed ora diventato il ricercato numero uno d'Abruzzo? Perchè la sua fragile psicologia è esplosa tutta d'un tratto?
IL PROFILO PSICOLOGICO. Dunque la domanda è: che cosa passa nella mente dell'artigiano precario frustrato da una condizione permanente che rende impossibile uno sviluppo ed un progetto di vita normale? A questa domanda potrebbero benissimo rispondere meglio i criminologi o gli esperti di psicologia criminale. Tipo: «E' un caso di devianza tipica. Ha vissuto una condizione di frustrazione ed ora si sta esaltando, compiacendosi delle proprie azioni» oppure «E' l'identikit di Unabomber:è preciso e quasi maniacale nella fabbricazione dei suoi ordigni anche perché, attraverso l'ingegnosa progettazione degli oggetti esplosivi, vuole fra l'altro dimostrare al prossimo la sua "eccellenza" e la sua "creatività"». A noi di Abruzzo Independent, invece, ci viene in mente il poeta genovese Fabrizio De Andrè che nell'immenso album "Storia di un impiegato" pubblicò una canzone dal titolo "Bombarolo". Un verso in particolare ci sembra azzeccato per descrivere la condizione di Roberto Di Santo e, forse, anche quella latente dentro ognuno di noi. «...Intellettuali d'oggi / idioti di domani / ridatemi il cervello / che basta alle mie mani, profeti molto acrobati / della rivoluzione / oggi farò da me /senza lezione... » e poi sulla sua missione kamikaze « Così pensava forte / un trentenne disperato / se non del tutto giusto / quasi niente sbagliato, cercando il luogo idoneo / adatto al suo tritolo, insomma il posto degno d'un bombarolo». Del caso di Roberto Di Santo se n'è occupato anche la trasmissione "Chi l'ha Visto".
twitter@subdirettore