“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Morosini, il dolore più grande
Non ce l'ha fatta il calciatore del Livorno in trasferta a Pescara. Si è spento dopo una serie di attacchi cardiaci
UN DRAMMA NON ANNUNCIATO - Uno shock terribile per il calcio in generale e per la nostra realtà in particolare. Senza parlare ovviamente per tutti i suoi cari. Alla fine, dopo innumerevoli tentativi di rianimarlo, è arrivata la notizia più brutta: Piermario Morosini, il calciatore 25enne del Livorno accasciatosi in campo al 31esimo minuto della partita tra il Pescara e i toscani, non ce l’ha fatta. La squadra amaranto era appena arrivata al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Pescara, quando i medici se la sono sentiti di dare il verdetto, un vero e proprio colpo di grazia per i tanti che erano in passione per le sue condizioni. Un dolore sordo, silenzioso, ma fortissimo per la gente di Pescara accorsa al nosocomio, e devastante, sconvolgente e senza tregua per tutti i suoi compagni. Piermario ci ha lasciati dopo una serie di arresti cardiaci, una bomba ad orologeria secondo il parere di chi si è occupato di lui.
LA TRAGEDIA - Tutto è iniziato al 30esimo minuto della partita dell’Adriatico, in una giornata che dall’inizio ha dato l’impressione, a causa del maltempo, di non poter portare a nulla di buono. Morosini stava correndo verso la propria area di rigore quando, improvvisamente e lontano da altri calciatori, si è accasciato all’altezza della panca che affianca la panchina del Pescara: una lotta nella quale il giocatore ha tentato di alzarsi in un paio di occasioni, per poi restare a terra. La gravità delle sue condizioni è stata subito intesa dai sanitari presenti a poca distanza: una volta entrati, ecco i primi massaggi cardiaci in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Compagni e avversari sotto uno stesso cielo, quello della disperazione, e con il mezzo di soccorso non ancora presente sul campo. Tutti attivi per lui: alcuni dei giocatori del Pescara sono stati i primi ad arrivare con una barella. Poi l’ambulanza, riuscita a passare dopo che una vettura dei Vigili Urbani, mal parcheggiata (ma questa è un’altra storia che verrà approfondita), non permetteva il passaggio dei soccorsi. Poi il viaggio verso l’ospedale, durante il quale le sue condizioni sono rimaste gravissime. Qui, nonostante gli interventi dei professionisti e le preghiere della gente comune, si è spento il giovane nello strazio generale.
A questo punto ci si è chiesti se tutto il possibile per rianimarlo fosse stato fatto. La risposta è sì. Dopo gli arresti cardiaci, l’intervento manuale e dei macchinari, è stato messo un pacemaker al calciatore in coma farmacologico, ma nulla da fare. Resta la disperazione.
Fernando Errichi