“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Megalo' Due non si fara' : rigettato il ricorso dei costruttori
Il Consiglio di Stato ha detto no al proseguimento dei lavori per la realizzazione del centro commerciale. Il WWF chiede i danni oltre la demolizione
MEGALO' DUE NON SI FARA'. Il Consiglio di Stato ha detto no al proseguimento dei lavori per la realizzazione del centro commerciale Miro’ a Chieti, noto come Megalo’ 2, confermando la pronuncia del Tar che rigetto’ il ricorso dei costruttori. Nella sentenza dello scorso 12 ottobre i giudici hanno nuovamente dato ragione alla Punto Garden s.r.l., titolare di terreni vicini al luogo in cui avrebbe dovuto essere realizzato il centro commerciale, ed alla Regione Abruzzo, respingendo gli appelli proposti dalla Sile Costruzioni e dal Comune di Cepagatti. Grande soddisfazione viene espressa dagli avvocati Salvatore Di Pardo ed Andrea Latessa che hanno rappresentato in giudizio la Punto Garden Srl. Nello specifico, il Tar di Pescara aveva annullato le proroghe dei permessi di costruire rilasciate dai Comuni per la mancata partecipazione al procedimento dell’Ente preposto alla Valutazione Ambientale. Il Consiglio di Stato ha confermato l’illegittimita’ delle proroghe dei permessi di costruire precisando che era gia’ chiaro il diniego dell’Amministrazione preposta alla Valutazione di Impatto ambientale e che, dunque, illegittimamente i Comuni interessati avevano consentito di proseguire i lavori. Piu’ precisamente il Consiglio di Stato ha dato atto che il Comitato regionale per la valutazione di impatto ambientale avesse espressamente evidenziato che il sostanziale mutamento delle condizioni ambientali, infrastrutturali e socio economiche del contesto territoriale interessato non consentissero la realizzazione del nuovo centro commerciale. Secondo i legali, inoltre, la stessa Autorita’ di Bacino aveva espressamente affermato, in plurimi atti, che l’area individuata per la costruzione del nuovo centro commerciale dovesse rimanere libera da costruzioni e che gli argini, di cui era stata ordinata la costruzione, fossero unicamente diretti a preservare l’area a monte e non a rendere edificabile quella a valle.
IL WWF CHIEDE LA DEMOLIZIONE. Soddisfazione sulla vicenda è stata espressa dal WWF Abruzzo che ora chiede la demolizione di quanto costruito e il risarcimento dei danni. «Ora si proceda con l’obbligo di demolizione di quanto costruito senza permessi legittimi e con le richieste di risarcimento a chi, nelle pubbliche amministrazioni, ha creato danni alla collettività», spiega la presidente Nicoletta Di Francesco a commento della sentenza del Consiglio di Stato che ha posto la parola fine al progetto Mirò «La lunga battaglia sul piano politico e spesso anche legale che WWF, Confcommercio, Confesercenti e CNA portano avanti da anni, recentemente accanto al Comitato VIA e alla Regione, - ha commentato l’avv. Francesco Paolo Febbo - vuole tutelare il territorio anche sul piano economico ma soprattutto, e lo dico da socio e attivista del WWF, su quello ambientale: costruire nelle zone a rischio è una follia, come lo è illudersi di poter governare le forze della natura con una barriera di contenimento. La tragedia di Rigopiano e quelle di questi giorni in tutta Italia dovrebbero averci insegnato qualcosa».
Redazione Independent