“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Mario Negri Sud. Sono ancora vivi i topolini del laboratorio?
L'istituto di ricerca in crisi finanziaria smentisce le notizie sull'eliminazione fisica col gas dei roditori dello stabulario
SONO ANCORA VIVI I TOPOLINI DEL MARIO NEGRI SUD? Secondo indiscrezioni non corrisponderebbe a verità l'eliminazione col gas dei topolini da laboratorio, impiegati nella ricerca di terapie contro il cancro, dell'Istituto Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro a Lanciano.
Anzi i roditori sarebbero ancora vivi ma la loro sopravvivenza è ancora un punto interrogativo.
La denuncia dello sterminio di centinaia di esemplari era arrivata da Walter Caporale e dagli Animalisti Italiani che avevano puntato il dito contro la direzione dell'istituto di ricerca frentano.
Si attendono delucidazioni più chiare sulla situazione dell'Istituto Mario Negri Sud, da tempo alle prese con una profonda crisi finanziaria, sia in merito alla vicenda dei topolini che a quella relativa ai licenziamenti del personale impiegato.
L'ultimo comunicato dell'Istituto risale al 3 aprile:
"La rappresentazione mediatica delle grande situazione di difficoltà della Fondazione Mario Negri Sud (FMNS) è basata su dati ed informazioni fortemente fuorvianti, che non trovano formale riscontro nelle decisioni prese dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione stessa e discusse nelle settimane precedenti anche con le Organizzazioni sindacali: ciò si traduce in un irresponsabile ulteriore danno non solo all'immagine ma alla credibilità contrattuale della FMNS e un danno oggettivo ai suoi lavoratori". Questo può essere in estrema sintesi il messaggio presentato e discusso ieri sera in un lungo incontro con tutto il personale della Fondazione dal Direttore Scientifico Gianni Tognoni e il Direttore Amministrativo Tommaso Pagliani. Da qui la necessità di chiarire la situazione, che aveva ulteriormente creato allarmi e disagi di fronte a prospettive che sembravano preannunciare non solo una chiusura, ma ancor di più l'arbitrarietà di decisioni prese dal Consiglio di Amministrazione. Così come documentato con i dati dettagliati che erano alla base delle decisioni del Consiglio di Amministrazione, inseriti nel piano di risanamento trasmesso anche alle Organizzazioni sindacali, la situazione può essere così riassunta: c'è un chiaro e prioritario bisogno di non aumentare la situazione debitoria verso il personale, che non percepisce stipendio dal settembre scorso; ciò può essere raggiunto con una CIG a zero ore per un numero di non meno di 30 lavoratori, nei settori privi di copertura finanziaria da almeno tre anni, e per altri 30 lavoratori parzialmente impegnati, per i quali prevedere una CIG al massimo al 50%; queste misure permetterebbero di prendere ulteriore tempo per la concretizzazione delle tante richieste di commesse finora presentate, non toccando in nessun modo la produttività di ricerca dalla FMNS da parte di gruppi che hanno progetti finanziati, anche a livello internazionale; il licenziamento massivo di circa 30 persone sarebbe la misura da assumere in assenza di un accordo sulle suddette condizioni richieste dal Consiglio di Amministrazione, provvedimento inevitabile per non chiudere le attività della Fondazione. Ufficio Stampa".
Redazione Independent