“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
“Black Axe“, la Cassazione respinge ricorso contro riduzione delle pene
Gli Ermellini derubricano però il reato associativo per i sei imputati di nazionalità nigeriana
All’esito della lunga Camera di consiglio seguita all’udienza pubblica di giovedì, la Suprema Corte di Cassazione, sezione sesta penale, in tarda serata ha emesso il verdetto in merito alla complessa vicenda giudiziaria relativa alla cosiddetta “Black Axe” (ascia nera) – mafia nigeriana.
In particolare, la sentenza è stata emessa a seguito delle requisitorie del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione e delle successive discussioni dei difensori dei sei imputati nigeriani, tra i quali il presunto vice capo del sodalizio, difeso nei tre gradi di giudizio, dall’Avvocato Cassazionista Ludovici Carlotta, del foro di L’Aquila. Gli Ermellini sono stati chiamati a decidere in quanto contro la decisione dell’Assise del secondo grado di giudizio, il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di L’Aquila aveva presentato, a giugno 2023, ricorso per Cassazione innanzi il Supremo Consesso, adducendo nel proprio scritto, in buona sostanza, l’inosservanza o erronea applicazione della legge penale, con conseguente manifesta, illogica e contraddittoria motivazione, in cui sarebbe incorsa la Corte di Appello di L’Aquila, allorquando ha operato – in parziale riforma della pronunzia di primo grado – la riqualificazione dei fatti contestati ai prevenuti, derubricando il reato di associazione di stampo mafioso in quello sensibilmente meno grave, anche in termini di pena massima edittale, dell’associazione a delinquere.