“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Ma lo sanno che c'è il mare?
Francavilla, Montesilvano e Pescara: tre esempi da non prendere per la disastrosa gestione delle risorse naturali
LO SAPEVATE CHE ABBIAMO IL MARE? – Per chi non lo sapesse in Abruzzo c'è ancora il mare. Questa meraviglia della natura e invidia dei polentoni padani, nonostante la crisi e Monti che tassa tutto, non ce lo possono ancora togliere. Ma allora ci domandiamo: perchè gli amministratori, attuali e passati di Francavilla, Pescara e Montesivano non se ne sono mai curati? E' così difficile comprendere che l'unica risorsa che l'Abruzzo, in particolare quello costiero, può vantare è rappresentata dal turismo? Sembra l'ennesima banalità, purtroppo sono anni che assistiamo quotidianamente allo scempio del mare Adriatico e delle sue bellissime spiagge. Che ci vuole uno scienziato a capire che il futuro è nella natura? Deve forse venire uno straniero, come nel caso di Daniele Kihlgren e Santo Stefano di Sessanio?
IL "CASO MONTESILVANO" - Cominciamo da Montesilvano, una delle città che - a causa dell'urbanizzazione selvaggia e di amministrazioni pessime - vanta uno dei lungomari più orribili d'Europa. Provate a passeggiare, venendo da Pescara, lungo la rotatoria che porta in direzione dei Grandi Alberghi. C'è un lungomare bruttissimo, ma la spieggia non è affatto male. E' larga ed ampia, fortune simili non si trovano da tutte le parti: bisgogna andare sul Gargano, in Salento, in Versilia o sul litorale romano che comunque è più brutto. Se fossimo in un'altra nazione avrebbero tutelato questa risorsa all'infinito pur di sfruttarla commercialmente e nell'interesse sia dei cittadini che delle economie locali. Invece, a Montesivano no! Poi, vogliamo parlare del fiume Saline? E' inquinatissimo e rende quasi non balneabili le acque del mare che circondano un ampio tratto sempre nell'area dei Grandi Alberghi. E' mai possibile poi che non ci sia uno svivolo per chi non ha l'imbarcazione ormeggiata lungo il fiume?
PESCARA: CITTA SENZA PORTO - Il caso di Pescara è oggetto di studio come esempio da non prendere. Senza tema di essere smentiti i migliori architetti hanno sempre definito la costruzione della diga foranea un errore devastante. Si è sbagliata la posizione della medesima, in relazione alle correnti, e questo ha reso il fiume Pescara oggetto di deposito di rifiuti fluviali e, quindi, non navigabile senza un oculato piano di dragaggio. Cosa che non è mai avvenuta con il risultato di questi giorni e cioè: la chiusura del porto, decisa dalla Capitaneria di porto di Pescara ed i pescatori costretti a trasferisi ad Ortona per poter lavorare. Vi sembra normale? Tralasciamo per un momento i problemi del dragaggio - peraltro gravissimi - ma occupiamoci dell'inquinamento del fiume Pescara. E' mai possibile che i pescaresi non si siano ancora ribellati alla mala gestio, ormai ventennale, della risorsa del fiume. Tutte le città del mondo, dagli antichi sumeri e dai tempi del Tigri e dell'eufrate, si sono sviluppate intorno ai fiumi. da noi questo non è mai avvenuto: perchè? Sono forse pazzi gli altri oppure siamo noi che non abbiamo imparato la lezione della stroia? Inoltre, l'inquinamente sconsiderato del fiume Pescara ogni anno rende il nostro mare una schifezza spesso non balneabile per decine di chilomentri dalla foce del medesimo. E' normale?
FRANCAVILLA: UN PORTO FANTASMA - E' di questi giorni la polemica tra l'ex sindaco del Comune di Francavilla Roberto Angelucci e l'attuale primo cittadino, Antonio Luciani sulla vicenda del porto incominciato e mai finito per questioni giudiziarie. «Se il porto è inquinato o meno non lo stabiliamo noi ma si stabilisce con dati oggettivi rilevati dagli Enti preposti. In questo caso, è l’Arta, l’unico Ente riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, a dettare le procedure che bisogna seguire per riprendere la realizzazione del porto. La politica ambientale di questa Amministrazione Comunale si dimostrerà nelle azioni concrete e non nelle fantasie e nelle supposizioni. Per carità, ognuno è libero di esprimere opinioni e dare consigli, che sono sempre ben accetti, ma chi ha procurato i problemi non può essere allo stesso tempo colui che ne suggerisce le soluzioni. Le speculazioni non ci riguardano – ha continuato il primo cittadino -. Avremmo potuto impiegare mesi a parlare del passato, del triste passato che abbiamo ereditato, ma stiamo dimostrando che preferiamo polemizzare poco e lavorare molto». Intanto a Francavilla al mare sta per cominciare la nuova stagione turistica e, ancora per un'estate e chissà per quante altre a venire, gli operatori, i turisit ed i cittadini dovranno vedersela con quello scheletro di cemento sull'acqua che è di una bruttezza sconfinata.
Marco Beef