“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La strage di piazza Fontana
Milano, 12 dicembre 1969. Alle ore 16,37 un ordigno esplose nella sede della Banca dell'Agricoltura
LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA. La data del 12 dicembre 1969 evoca alla memoria uno momenti più drammatici della storia del paese, perchè coincide con l'inizio di quella che venne definita dagli storici "la strategia della tensione". Quel giorno, in una fredda ma vivace Milano, eccitata dal boom economico e dall'imminenza del Natale, venne lasciata una valigia contenente un ordigno potentissimo all'interno della centralissima Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana. Alle ore 16 e 37 il "mostro" esplose e uccise sul colpo 14 persone, mentre altre tre moriranno nelle ore successive. In totale il numero dei feriti arrivò a contare 88 persone. Tra il 1968 ed il 1974 in Italia furono compiuti 140 attentati e quello di piazza Fontana fu l'evento sovversivo più grave della storia del paese secondo soltanto alla strage di Bologna del 2 agosto 1980, quando morirono 85 persone e rimasero ferite oltre 200 persone. Perchè avvenne tutto ciò? La magistratura, dopo anni di processi, non riuscì mai ad accertarlo nè ad individuare i nomi degli autori materiali nè quelli dei mandanti della strage. Mentre un intelletuale di primissimo livello, quale Pier Paolo Pasolini era, sì. O meglio: riuscì a dare un'idea di quello che stava accadendo nel paese nel celeberrimo articolo, scrtto sulle colonne del Corriere della Sera, il 14 novembre del 1974. «Io so - scrisse in "Cos'è questo golpe? Io so - Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974)». Ebbene per quanto possa sembrare assurda la teoria del complotto, questa è l'unica in grado di decifrare cosa avvenne davvero e perchè.
L'OMICIDIO PINELLI E IL COMMISSARIO CALABRESI. Le indagini a cura della Questura di Milano puntarono decise, complici anche dei volantini poi risultati falsi, sull'area anarchica milanese. Il commissario Luigi Calabresi fece interrogare circa 80 persone cge frequentavano il Circolo Anarchico 22 Marzo. Tra questi c'era Giuseppe Pinelli, ferroviere di professione, ma ritenuto dalla Commissione Stragi persona a rischio eversione. Tre giorni dopo, il 15 dicembre 1969, Pinelli precipitò misteriosamente da una finestra della Questura di Milano, dove era tenuto per l'ennesimo interrogatorio. La successiva inchiesta della magistratura dichiarò insussistente l'ipotesi dell'omicidio attribuendo la morte ad un malore improvviso. L'opinione pubblica non perdonò mai al commissario Luigi Calabresi la morte del giovane anarchico. Fu oggetto di una pesantissima campagna accusatoria che culminò col l'omicidio dello stesso per mano dei militanti, così accertò l'inchiesta, di Lotta Continua.
L'ARRESTO DI VALPREDA. Un altro anarchico, Pietro Valpreda, venne riconosciuto da un tassista come l'uomo che quel giorno scese a piazza Fontana portando con sè una grossa valigia. Fu arrestato insieme ad altre cinque persone del Circolo Anarchico 22 Marzo e per giorni la stampa per giorni lo addittò come il "mostro" di piazza Fontana. In realtà Valpreda era innocente, ma nonostante ciò rimase in carcere per 1110 giorni: cioè quasi tre anni.
LE INDAGINI E I PROCESSI. Le indagini sulla strage di piazza Fontana ed i processi, ben sette, si susseguiranno nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e di destra. Ma alla fine tutti gli accusati saranno sempre assolti in sede giudiziaria: alcuni per non aver commesso il fatto, altri verranno condannati per altre stragi, mentre per taluni giungerà la prescrizione). Anche alcuni esponenti dei servizi segreti saranno condannati per depistaggi nell'inchiesta successiva. Il giudice Salvini affacciò anche un'ipotesi di connessione col fallito golpe Borghese. Ma resta il fatto che in 38 anni non è mai stata emessa una condanna definitiva per la strage, anche se Carlo Digili, neofascista di Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione del reato per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli, appunto, per il suo contributo.
LA CONTRO INCHIESTA DELLE BR. Anche le Brigate Rosse attivarono un'inchiesta per capire le ragioni dell'attentato e soprattutto chi fossero i mandanti oltre agli esecutori materiali della strage. In un covo a Robbiano, scoperto dalla polizia, vennero trovati dei documenti sull'indagine portata avanti dai terroristi della Stella a Cinque Punte. Le conclusioni delle Br sono in parte differenti dalle ricostruzioni che si faranno nella lunga storia dei processi: secondo l'indagine, l'attentato era stato organizzato materialmente dagli anarchici. Costoro avrebbero avuto in mente un atto dimostrativo, che solo per un errore nella valutazione dell'orario di chiusura della banca si trasformò in una strage. Esplosivo, timer e inneschi sarebbero stati forniti loro da un gruppo di estrema destra. Anche Pinelli, sempre secondo le Br, si tolse la vita perchè rimasto coinvolto in un "gioro" di esplosivi che poi, effettivamente, vennero utilizzati per la strage.
Redazione Independent