“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La storia terrificante di Natascia: 555 giorni tra carcere e opg
Alla radice delle sventure che le provocarono una condanna per stalking c'è una malattia e gli effetti collaterali di un farmaco
IL CALVARIO DEI 555 GIORNI DI NATASCIA BERARDINUCCI TRASCORSI TRA CARCERE E OSPEDALE PSICHIATRICO. Chissà quante volte una storia terrificante come quella che ha stravolto la vita di Natascia Berardinucci è capitata ad altri senza che le vittime abbiano reagito, come invece ha fatto lei. Nel suo caso, però, non solo c'è stata la forza di lottare contro una sentenza ingiusta, ma anche il coraggio di raccontare l'incubo in cui era precipitata nella pagine di ben due libri: il primo "Ho tolto i chiodi dalle mie ali", con la prefazione dell'on. Rita Bernardini che ha prodotto un'interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia e della Salute, ed il secondo "Prigioniera della mia innocenza". Alla fine, l'incubo giudiziario in cui era precipitata Natascia, si risolve con l'intervento del tribunale del riesame di L'Aqulia, che il 28/6/2010 ha accertato la sua "non pericolosità sociale". Quando le è stata comunicata la sentenza assolutoria, Natascia era internata presso un OPG, ovvero quei famigerati ospedali psichiatrici giudiziari che lo stesso Presidente Napolitano definì, all'epoca della commissione d'inchiesta Marino, "inconcepibile in qualsiasi paese appena civile". Alla radice delle sventure di Natascia Berardinucci, su cui hanno infierito l'ottusità delle istituzioni, l'ignoranza e l'indifferenza di chi è preposto alla tutela della salute, c'è la sua malattia un Parkinson ad esordio giovanile diagnosticatole all'età di 25 anni. La sua infermità è stata trattata con un farmaco i cui effetti collaterali, noti al tempo solo alla comunità scientifica, potevano causare, come poi è successo, notevoli disturbi della personalità. Natascia dopo circa un anno che prendeva il medicinale, cominciò a soffrire d'insonnia ad essere irritabile ed aggressiva e ad essere compulsivamente dedita al gioco d'azzardo senza che nessuno potesse collegare questi disturbi all'assunzione del farmaco contro il Parkinson. Sta di fatto che Natascia, infermiera professionale presso il distretto sanitario di Sambuceto, persona dallo stile di vita encomiabile, che ha svolto volontariato oltre che a Chieti anche in Kenia, è stata arrestata il 30/11/2009, accusata di aver commesso atti persecutori (stalking), lesioni, danneggiamento e furto aggravato nei confronti dell'ex convivente. A Natascia benchè incensurata e affetta dal morbo di Parkinson la cui terapia può aver alterato il suo comportamento, fino al punto da farle compiere azioni sconsiderate, furono negati gli arresti domiciliari, presso la clinica Villa Serena, struttura in grado di ospitare la donna, benché le perizie psichiatriche e le consulenze fossero a suo favore. Natascia, che si è sempre proclamata innocente, ha rifiutato al tempo il patteggiamento che avrebbe comportato la scarcerazione e l'ottenimento di una pena più lieve.
LE CURE SBAGLIATE NEL NOSOCOMIO DI PISA. Nel nosocomio di Pisa, dove fu mandata dopo il carcere a Teramo, i sanitari hanno ignorato la diagnosi di parkinsonismo giovanile e le hanno somministrato per terapia una fiala di Haldol, un farmaco che si dà ai pazienti affetti da schizofrenia, quindi nulla a che vedere con la sua patologia. Per giunta tra gli effetti indesiderati possibili, derivanti dall'assunzione di tale farmaco, sono compresi una serie di disturbi del sistema nervoso piuttosto gravi che possono colpire un soggetto sano, e a maggior ragione chi è affetto da parkinsonismo. La condotta dei sanitari pisani, secondo Natascia, è risultata quindi imprudente, imperita e palesemente colposa configurando una responsabilità in capo alla struttura sanitaria. Natascia denunciò che "nonostante il proprio rifiuto manifestato sia verbalmente che per iscritto, come riportato dai sanitari nel della cartella clinica, le veniva iniettata una fiala di Haldol Decanoas, preparazione medicinale" che è .."un antipsicotico". Natascia nella denuncia, riferisce anche che in seguito all'assunzione del farmaco, fu costretta "all'immobilismo totale", in quanto "non camminavo più" e "non avevo la forza di portare il sacco con le mie cose, riuscivo a mala pena a salire le scale mi misi a letto e e ci rimasi quasi un mese".. "avevo dolore dappertutto e facevo, o analgesici a dosi massicce".. " Natascia peggiorò ogni giorno fino "alla paralisi totale".
NATASCIA QUERELA I RESPONSABILI DEL CENTRO PISANO Il 14/4/ 2010 Natascia sporgeva una denuncia-querela alla procura di Pisa sottolineando il peggioramento della sua condizione clinica già compromessa dal Parkinson ad esordio giovanile, con peggioramento della motricità. Tutto questo è documentato da una denuncia-querela presentata da Natascia alla Procura della Repubblica di Pisa, che ha avviato un procedimento nei confronti dei responsabili. In seguito all'azione giudiziaria, la ASL n. 5 di Pisa, due settimane fa ha offerto alla donna un risarcimento irrisorio a fronte delle sofferenze patite. Natascia dopo essere stata condannata nei tre gradi di giudizio, ha continuato la sua battaglia per ottenere giustizia fino in fondo ricorrendo alla Corte Europea di Strasburgo. Dove può aver trovato tanto coraggio e determinazione Natascia? Forse nelle parole di Martin Luter King che YouTube riporta in un video a margine della presentazione del suo libro "Prigioniera della mia Innocenza" : "Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla".
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