“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La sottile linea rossa: tassisti, cementificio e Toyo Ito
Cosa hanno in comune gli ultimi avvenimenti che hanno animato la città di Pescara? L'analisi di Federico Di Sante
DUE PESI E DUE MISURE. C'è una linea sottile che unisce tra loro gli avvenimenti che hanno animato Pescara in questi giorni. Da una parte le proteste dei tassisti ma anche dei lavoratori del cementificio (verso cui il Comune ha adottato due pesi e due misure), dall'altra la rimozione del Calice di Toyo Ito. Vi spieghiamo subito qual è il collegamento tra queste tre cose. I dipendenti del cementificio hanno bloccato il traffico per protestare contro la Sacci, proprietaria dell'impianto, che vorrebbe chiudere lo stabilimento di via Raiale. Come ricorderete, infatti, abbiamo ribattezzato "delocalizzatore" il sindaco Mascia perchè quest'ultimo vuole spostare altrove il cementificio. Il problema è che una nuova location non c'è, e la Sacci allora ha detto: "A queste condizioni andiamo via". Dal Comune, non a caso, si sottolinea che "la Sacci ha disposto la chiusura di 3 dei 5 opifici esistenti in Italia e Pescara viene considerata ‘l’anello debole’, dunque la prima struttura a dover chiudere". Chissà perchè.
IL DILEMMA DI MASCIA. A questo punto che fare? Appoggiare i dipendenti del cementificio (e le loro ragioni) o abbandonarli al proprio destino? Se l'amministrazione Mascia, infatti, sceglie la prima opzione, va in un certo senso contro se stessa, in quanto è stata proprio l'attuale maggioranza a volere la chiusura del cementificio, che di rimando ha portato a questa situazione. Il sindaco lo sa e salomonicamente dà un colpo al cerchio e uno alla botte: "Il Comune di Pescara ribadisce la posizione assunta ormai un anno fa, quando abbiamo espresso un parere contrario al rinnovo e all’ampliamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Dunque tutela dell’ambiente, ma senza dimenticare le 100 famiglie che hanno diritto al lavoro". Ovvio. Ma il problema, così, non viene risolto.
FIORILLI E IL TRAFFICO. Ancora meglio è stato fatto dal vicesindaco Fiorilli, che in merito alla protesta dei lavoratori del cementificio si è limitato ad annunciare che "i disagi sono rientrati a fine mattinata" senza spendere una parola sulle ragioni della mobilitazione. Un atteggiamento diametralmente opposto a quello adottato per il presidio dei tassisti pescaresi di fronte la sede della Regione, in viale Bovio: “I tassisti non hanno occupato la strada, ma si sono limitati a richiamare l’attenzione su problematiche serie che a Pescara stanno creando forti disagi alla categoria. Protesta che condividiamo (ecco la presa di posizione, ndr) e ringraziamo i componenti del Cotape per aver contenuto la propria manifestazione”. Due pesi e due misure. Come a dire: i tassisti sono più fregni perchè hanno lasciato libera la carreggiata.
RIMOSSO IL CALICE DI TOYO ITO. Nel mentre, il Calice di Toyo Ito veniva finalmente rimosso e lasciava Pescara con destinazione Pomezia. A Mascia, che non ha mai potuto vedere lo Huge Wine Glass - anche perchè parte dei soldi che servirono alla sua realizzazione erano legati proprio alla "sopravvivenza" del cementificio - tutto ciò non è sembrato vero, tanto che si è lasciato andare a toni trionfalistici: "Da oggi piazza della Rinascita e Pescara voltano pagina, liberandosi di quella che è sempre stata una ferita aperta per la città, che, per quell’opera collassata 64 giorni dopo la sua rimozione, è stata sbeffeggiata a livello nazionale". Un'euforia tale che ha portato il sindaco a paragonare la rimozione del Calice, per la quale è stata sufficiente una semplicissima gru, al sollevamento della Costa Concordia. Le due operazioni, sinceramente, non ci sembrano della stessa difficoltà, ma il primo cittadino ci ha tenuto a evidenziare che "oggi, per una strana e sicuramente non voluta coincidenza, la rimozione dello Huge Wineglass ha coinciso, con una tempistica perfetta, con il sollevamento della Costa Concordia". Embè? Anzi, no: "Vabbuò". Come disse, appunto, il comandante Schettino.
Federico Di Sante