“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La sanità al centro dei problemi dell'Abruzzo: che novità, eh?
Confermato il dimensionamento di Atessa e Penne. Chiuderanno i punti nascite di Atri e Ortona: si salva soltanto Sulmona
LA SANITA' E' IL CUORE DEI PROBLEMI DELL'ABRUZZO. Il problema dell'Abruzzo da decenni si chiama sanità, cioè quel comparto che ingoia quasi il 90% del bilancio della Regione e che è stato oggetto di inchieste plurime che ne hanno evidenziato le zone d'ombra. Se siamo arrivati a questo punto, cioè a dover chiudere ospedali e punti nascite sul territorio, è perchè nel passato si è ricorsi all'immancabile logica del campanile e della clientela senza pensare effettivamente agli interessi di tutta la collettività. Alla fine il bubbone che ingoiava miliardi di euro è esploso e siamo stati costretti al commissariamento, che è ancora in corso ed in capo al governatore Luciano D'Alfonso, il quale sta facendo i salti mortali per fingere che non si chiuderanno strutture ospedaliere che fondamentalmente non hanno più ragione di essere.
COSA E' SUCCESSO OGGI. Il Consiglio regionale odierno è stato sospeso per evidenti problemi nella maggioranza di centrosinistra nell'affrontare le questioni dei punti nascite di ortona, Penne, Atri e Sulmona e dell'ospedale di Atessa per il quale è stato già deciso che verrà eliminato il reparto di chirurgia. Naturalmente l'opposizione cavalca la protesta e parla di sabbie mobili e crisi irreversibile “Il Presidente D’Alfonso e l’assessore Paolucci - dichiara il capogruppo Sospiri - hanno deciso di declassare e depotenziare l’ospedale San Massimo di Penne. Ora è chiara la strategia del Partito democratico. Perché? Anche oggi, la delegazione pennese presente all’Emiciclo, guidata dal sindaco PD Rocco D’Alfonso, non è stata ricevuta dal presidente D’Alfonso per discutere del futuro del nosocomio vestino. Lo reputo un atteggiamento grave nei confronti di una città strategica e importante per l’entroterra pescarese”. Insomma, come si dice dalle nostre parti la porchetta è finita e forse è il caso di tornare a mangiare la verdure.
Redazione Independent