“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La "petrolizzazione" d'Abruzzo: 800mila ettari di territorio a rischio
La Regione dei Parch nel mirino dei petrolieri. Il 15 ottobre pullman dall'Abruzzo per il presidio sotto la Camera per la campagna “Blocca lo Sblocca Italia”
ABRUZZO NEL MIRINO DEI PETROLIERI. L'Abruzzo - sia la terra che il mare - è al centro delle mira dei petrolieri. Ma la minaccia vera e propria è del Governo Renzi che con lo Sblocca Italia, la cui discussione è prevista per il 15 ottobre alla Camera dei Deputati,potrebbe dare il via libera alla "petrolizzazione" del territorio. "Le multinazionali petrolifere - denunciano gli ambientalisti - vogliono piazzare i pozzi tra olivi e vigne; serve una reazione forte contro il Decreto “Sblocca Italia – Italia fossile” altrimenti il destino della nostra terra sarà segnato per decenni. Basti pensare che il governo Renzi ha deciso di riaprire la ricerca petrolifera nei golfi di Salerno e Napoli, tra Capri, Amalfi ed Ischia, dove era vietata per legge dal 1991!"”.
Ad oggi si contano oltre 140 organizzazioni - dal Salento al Veneto, dalla Sicilia alla Campania - che hanno annunciato la loro adesione alla campagna Blocca lo Sblocca Italia.
Emblematico è il caso dell'Abruzzo: Il 37% della terraferma, pari a 396.763 ettari, è nelle mire dei petrolieri, con 31 pratiche aperte (tra titoli già concessi e istanze) e che interessano le aree della fascia collinare e pedemontana, anche se non mancano istanze per le aree dell'alto vastese e dell'aquilano.
"Con il Decreto “Sblocca Italia” - ricordano con preoccupazione gli amnientalisti - tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per questi pozzi saranno avocate a livello centrale dallo Stato, mentre finora erano appannaggio della Regione Abruzzo". Un motivo in più, qualore ce ne fosse ancora bisogno, per non far mancare il sostegno a questa giusta battaglia.
Redazione Independent