“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La lettera del Premier Matteo Renzi ai 1.400 insegnanti assunti nella PA
Gli effetti positivi del programma di assunzione nella scuola cancellano anni di precariato. Purtroppo non per tutti è la fine di un incubo: il 7% dovrà emigrare
ABRUZZO: 1.400 INSEGNANTI DICONO ADDIO AL PRECARIATO MA C'E' CHI DEVE MIGRARE. “Grazie a La buona scuola, 1.400 insegnanti abruzzesi dicono addio all'infinita e travagliata esperienza del precariato e lo fanno nel migliore dei modi, con un’assunzione a tempo indeterminato.” Commenta così Matteo Bonfante i dati circolati ieri in merito alle nuove assunzioni nel settore scolastico che chiudono l'odissea infinita dei precari della scuola. Purtroppo non per tutti saranno rose e fiori: infatti il 7% dei docenti che verranno assunti nella pubblica amministrazione saranno costretti ad accettare una cattedra fuori regione. Tra essi, chiaramente, anche madri di famiglia, sposate, con un mutuo alle spalle oppure con una casa comprata con grande fatica e con un marito che ha un'attività in Abruzzo o altra regione diversa da quella della nomina del compagno o compagna. Insomma, detto in poche parole, dovranno cambiere vita, accettare una nuova sfida difficile che è quella di dover ricomiciare da capo. Noi che scriviamo guardiamo con occhio benevolo a questo provvedimento che darà futuro e certezze a molti cittadini italiani ma ci auguriamo, allo stesso tempo, che nei prossimi provvedimenti del Governo ci sia una maggiore attenzione anche per questi "casi" speciali.
LA LETTERA DI RENZI. Riportiamo di seguito la lettera inviata dal premier Matteo Renzi agli insegnanti abruzzesi assunti nella Pubblica Istruzione:
"Gentile Professoressa, gentile Professore,
La ringrazio per aver accettato la proposta che il Ministero Le ha formulato ieri.
Benvenuta nella comunità delle donne e degli uomini che lavorano a tempo indeterminato per lo Stato.
Le faccio i migliori auguri, a nome mio personale e a nome di tutto il Governo.
Per anni le Istituzioni hanno permesso che si creasse un ingiustificato e odioso precariato tra i docenti. Conosco bene la rabbia e la frustrazione che tutto ciò ha provocato in molti suoi colleghi. Non poter assicurare continuità educativa ai ragazzi, dover cambiare istituto ogni anno senza una progettualità, ricevere la lettera di licenziamento alla fine dell'anno scolastico anziché gli auguri di buone vacanze. Essere considerati pacchi postali da spedire in varie zone della provincia e attendere le convocazioni di fine agosto come un rito umiliante e angoscioso. So quanto per molti di voi tutto ciò sia stato vissuto come una profonda ingiustizia: impossibile del resto apprezzare uno Stato che rende precario il lavoro più importante, quello di insegnante.
Le cose sono cambiate. Con la Buona Scuola abbiamo innanzitutto messo più soldi nell'educazione, più soldi per i professori, più professori per i nostri figli contro l'insopportabile filosofia delle classi pollaio. E con la Buona Scuola abbiamo anche messo la parola fine al modo scandaloso con cui vi hanno trattato in questi anni. Vorrei essere chiaro: abbiamo solo fatto il nostro dovere, niente di più. Lo Stato infatti aveva formato Lei e i suoi colleghi per diventare professori. Vi aveva attribuito il diritto di diventarlo. E poi vi ha lasciato per anni nel limbo. Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere. Ma ci abbiamo messo passione, impegno, determinazione. Senza la Buona Scuola gli insegnanti sarebbero restati per anni, qualcuno per più di un decennio, precari, ostaggi di convocazioni, graduatorie, punti da conquistare con discutibili procedure.
Ci siamo presi critiche, insulti, offese, ma adesso ci siamo. Ci hanno chiesto di fermarci, raccontando tante falsità come quella di chi diceva che le assunzioni ci sarebbero state comunque in nome di una presunta sentenza europea. Non è così, naturalmente. Se avessimo bloccato il cammino della Buona Scuola oggi saremmo tornati all'anno zero. Abbiamo fatto tesoro delle tante critiche ricevute, ma abbiamo mantenuto la parola data: Lei adesso è a tutti gli effetti un insegnante a tempo indeterminato. È finalmente “entrato di ruolo”. Auguri!
Spero che possa festeggiare con la Sua famiglia, con i Suoi cari, con i Suoi amici. Brindo metaforicamente al Suo lavoro. E mi permetto di chiederLe una cosa.
Il Suo lavoro è persino più importante del mio. Lei si occupa di educazione e non c'è priorità più grande per l'Italia dei prossimi anni. Lei lavorerà nella scuola più tempo di quanto io starò al Governo. Lei ha la possibilità di tutti i giorni di valorizzare i sogni e le passioni dei nostri ragazzi che sono il bene più prezioso che abbiamo. La prego, dal profondo del cuore: non ceda mai al vittimismo, alla rassegnazione, alla stanchezza. Sia sempre capace di affascinare i suoi studenti, di spronarli a dare il meglio, di invitarli a non cedere al cinismo e alla meschinità.
Lei ha studiato, ha sicuramente un'ottima preparazione, conosce bene la materia che insegna. E noi siamo orgogliosi della scuola italiana che con tutti i suoi limiti ha punti di forza straordinari. Abbiamo bisogno che indipendentemente dalle differenze religiose, politiche, culturali, civili, economiche la scuola dia ai nostri ragazzi l'opportunità di credere nei loro mezzi. Di valorizzare i propri talenti. La scuola è la più grande opportunità per dare a tutti – nessuno escluso – la possibilità di trovare la propria strada per la felicità. Lei ha una responsabilità meravigliosa e difficilissima, non si stanchi mai di crederci, anche quando Le sembrerà difficilissimo. L'Italia di domani sarà come la faranno i professori di oggi.
Noi faremo di tutto per aiutare questo lavoro, cercando di fare sempre di più per la scuola di questo affascinante e struggente Paese.
Il mio saluto più cordiale, congratulazioni e buon lavoro.
Matteo Renzi"
La moglie del Premier è una precaria in meno della scuola italia: prenderà servizio, infatti, in Provincia di Firenze.
Redazione Independent