“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La "falciata" del Porcellum
La legge elettorale più "vergognosa" della storia si rivela un boomerang. Esclusioni "doc" in Parlamento
BOCCIATI E RIPESCATI CON IL PORCELLUM. Chi ha maggiormente deluso in queste consultazioni politiche probabilmente è la lista "Rivoluzione Civile" di Antonio Ingroia, sostenuta dal "Movimento Arancione" di Luigi De Magistris, da "La Rete" di Leoluca Orlando, dall'Idv di Antonio Di Pietro, dal Prc di Paolo Ferrero, dal Pdci di Oliviero Diliberto e dai Verdi di Angelo Bonelli. Eppure il programma di Ingroia era quello più marcatamente di sinistra e gli stessi sondaggi accreditavano la lista con un 11%, mentre il risultato effettivo della Camera è stato del 2,2% e dell'1,7% quello del Senato. Dunque tutti candidati di Rivoluzione civile sono fuori dal Parlamento da Ingroia a Ferrero, a Diliberto, fino a Di Pietro beffato dal transfuga Scilipoti che invece è stato eletto nelle liste del PDL in Calabria.
IL FOP DEI SONDAGGI. Molta responsabilità delle delusioni della sinistra e delle gioie della destra è da attribuire agli errori commessi dai sondaggisti che in queste elezioni non ne hanno azzeccata una. Tanto avevano sottovalutato il M5S e la capacità di recupero del PDL, che il linguaggio di Bersani, poco dopo le primarie era quello di un Presidente del Consiglio, sicuro com'era che l'esito delle urne sarebbe stato a lui favorevole.
FLI SCOMPARE CON FINI E L'UDC DI CASINI VIENE RIPESCATO. Nella coalizione di centro scompare il FLI di Gianfranco Fini che ottiene un misero risultato dello 0,46%, mentre gli ultimi sondaggi l'accreditavano attorno all'1%. Poiché la legge elettorale prevede che i partiti che sono
in coalizione debbano superare la soglia minima è del 2% per accedere alla Camera dei Deputati, nessun candidato del FLI (che ha ottenuto lo 0,46%) siederà a Montecitorio a partire dallo stesso ex Presidente della Camera per finire a Italo Bocchino e Giulia Bongiorno. Il ripescaggio, previsto dalla legge, favorirà invece il miglior perdente che è l'UDC di Pierferdinando Casini accreditato dell'1,78%. Gli elettori intenzionati a votare al centro evidentemente hanno ritenuto che la lista Scelta civica per Monti, offrisse maggiori garanzie per una politica di austerità piuttosto che il FLI o l'UDC. Casini sarà uno dei pochi sopravvissuti del suo partito in quanto è stato candidato al Senato nella lista unica Scelta civica per Monti, in ben 5 regioni come capolista.
FUORI BUTTIGLIONE E LA CATTOLICISSIMA BINETTI. Tra gli esclusi eccellenti dell'Udc figurano i nomi della Binetti, di Buttiglione e di Cesa. Quindi Binetti, Buttiglione, Cesa ecc. saranno fuori. Benedetto della Vedova, candidato al Senato nella lista Monti, è invece rientrato. Mario Sechi, ex direttore del Tempo, invece tornerà a fare il giornalista visto che in Sardegna, dove era candidato, la
lista Monti non ha superato la soglia dell'8% di sbarramento. Scompare Fare per Fermare il Declino di Oscar Giannino. Come pure scompaiono nel raggruppamento di centro destra La Destra di Storace, ex Presidente della regione Lazio, il Movimento per le Autonomie dell'ex Presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo e il Grande Sud di Gianfranco Micciché. Gongolano invece La Russa, Crosetto e la Meloni di Fratelli d'Italia ripescati nella lista di centro destra grazie ad un risultato elettorale dell'1,95% .
FRANCO MARINI DEL PD NON CE LA FA AL SENATO. Tra i grandi esclusi nella lista del PD a sorpresa c'è anche Franco Marini, candidato al Senato nella regione Abruzzo che non ce l'ha fatta, sconfitto pure nel suo paese natale San Pio Delle Camere (Aq) dove il centro destra ha superato la coalizione di centro sinistra. Stefania Pezzopane capolista al Senato è invece è rientrata.