La "Grandeur" in Mali

Gli interessi francesi in Africa Occidentale. Dietro alla lotta ad Al Qaeda c'è anche oro, uranio e bauxite?

La "Grandeur" in Mali

GLI INTERESSI NEOCOLONIALI FRANCESI NEL MALI. Oro, uranio, bauxite, al sud del paese, petrolio e gas naturale al nord, sono le preziose risorse del Mali, un paese dove l'enorme ricchezza del sottosuolo contrasta  con lo stato di miseria in cui versa la variegata popolazione tra le più povere dell'Africa. L'intervento militare francese mira più a difendere le miniere di uranio, d'importanza strategica per l'Eliseo, che la popolazione in fuga dal teatro di guerra dove le milizie qaediste stanno seminando il terrore tra i civili. Intanto, mentre l'Europa decide sul da farsi, le truppe francesi e maliane hanno riconquistato la città di Diabaly nel centro del Mali. La Francia, per tutelare i propri interessi  in gioco, senza indugio è  intervenuta nello  scacchiere dove il suo contingente militare ha già ha raggiunto le 2.000 unità. Probabilmente la presenza dei militari  supererà anche il numero di 2.500 unità inizialmente preventivato, in attesa dell' arrivo delle truppe provenienti dall'Africa occidentale che ancora stentano a partire per mancanza di fondi la cui stima si aggira sui 500 milioni di dollari.

LA FINE DEL REGIME DI  GHEDDAFI DESTABILIZZA IL MAGHREB. Il conflitto nel Mali e nel  Sahel in particolare non  minaccia solo gli interessi d'oltralpe ma anche quelli del nostro paese. Infatti L'algeria, un altro paese in qualche modo coinvolto nel conflitto, è il nostro principale fornitore di gas naturale dopo la Russia. Inoltre l'interscambio dell'Italia con i paesi dell'Africa occidentale che raggiunge la cospicua cifra di 57 miliardi di euro ci pone nei primi posti tra i partner commerciali. La primavera araba e la fine del regime di Gheddafi in Libia hanno contribuito ad alimentare il conflitto nel Sahel. Infatti, le milizie thuareg fedeli  al rais libico, grazie all'enorme quantità di armi di cui dispongono ancora, si sono alleate con gli insorti islamisti, i fanatici di Al Qaeda  provenienti da varie parti del mondo, ed i trafficanti di droga, per combattere la guerra santa. Molto significative sono le parole del leader libico Magarief che ha dichiarato a Napolitano "L'Italia ha un interesse diretto all'intervento francese perché l'instabilità dell'interno del Maghreb rappresenta per la Libia una grossa falla che Tripoli da sola non è in grado di arginare".

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