“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
La "Buona Scuola" di Renzi trasferisce al Nord 386 docenti abruzzesi già in ruolo
"Si tratta di un meccanismo infernale. Ci costringono a scegliere tra lavoro e famiglia" Questo il commento dei delegati Cobas e Cisl, Ettore D'Incecco e Elisabetta Merico
LA BUONA SCUOLA DEPORTA AL NORD 386 DOCENTI ABRUZZESI. Anni e anni in attesa di una sospirata cattedra. E poi finalmente arriva il tanto desiderato ruolo. Ma la gioia si stempera nelle fredde pastoie di un algoritmo. Così 386 docenti abruzzesi, assunti definitivamente lo scorso anno scolastico, e prevalentemente docenti di sostegno, con una laconica mail, sono stati deportati al nord dove dal 1 settembre prenderanno servizio. Vite affidate a sterili calcoli matematici che hanno ingurgitato nelle logiche di una razionalità, a volte incomprensibile, affetti, esistenze e sacrifici di anni e anni. Ma soprattutto hanno minato, rischiando di mandarle in frantumi, intere famiglie. I docenti, costretti alla “deportazione”, sono infatti prevalentemente madri e padri con figli e coniuge che hanno radici e lavoro stabile in Abruzzo. Lo hanno definito un algoritmo impazzito, eppure ha ritrovato la ragione quando ha fatto i suoi calcoli con il nome di Agnese Landini-Renzi, rimasta nella sua Firenze. Per non parlare poi dei costi. Con uno stipendio di 1300 euro al mese dovranno pagare , e vivere, in case in affitto prese a Vicenza, Torino, Milano, Bergamo, assicurarsi un ritorno in famiglia, più o meno costante, e magari mandare qualche risparmio ai propri figli. Inoltre gran parte dei docenti neo-assunti rientra nell’ “organico potenziato”: non entra in classe, almeno che il dirigente scolastico non lo voglia, per la consueta lezione (attività per la quale hanno studiato). Ĕ a disposizione della scuola per sostituzioni di colleghi assenti e progetti curricolari o extracurricolari. “Si tratta di un meccanismo infernale – hanno dichiarato durante la protesta, svoltasi a Pescara la scorsa settimana con i delegati di Cobas e Cisl scuola, Ettore D’Incecco e Elisabetta Merico - : ci costringono a scegliere tra lavoro e famiglia. Per un paese civilizzato è davvero degradante”. Se è vero che l’Ufficio scolastico provinciale di Pescara ha risposto alla protesta asserendo che “i posti in Abruzzo ci sono e che in poco tempo saranno di nuovo assorbiti qui”, è altrettanto certo che comunque dovranno andare al nord a prendere servizio. I 386 docenti, infatti, hanno avuto l’ambito (Milano, Piacenza…), ma non la scuola di servizio. Per ottenerla infatti dovranno sostenere dei colloqui, dopo aver avanzato la propria candidatura, con il Dirigente scolastico che deciderà se assumere o meno quel docente nella propria scuola. Ma i professori non demordono e promettono di infuocare il prossimo anno scolastico.
Redazione Independent