“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
L’acqua del rubinetto non convince gli abruzzesi
Nella Valleverde d’Europa, uno dei territori maggiori risorse idriche, si preferisce acquistare al supermercato o direttamente dalle casette dell’acqua
C’è un dato ISTAT “Le statistiche dell’Istat sull’acqua – Anni 2020-2022” che inquieta nella regione Abruzzo, uno dei territori con maggiori risorse idriche. Il 35,2% delle famiglie non si fida a bere acqua del rubinetto mentre la media in Italia è del 29,4%. Nella regione, l’80,5% delle persone di undici anni e più consuma almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno. Il 71,8% dei cittadini over 14 è convinto che l’effetto serra o i cambiamenti climatici siano tra i cinque problemi ambientali più preoccupanti.
Nel report viene nuovamente affrontato il tema delle perdite idriche, che in nove regioni sono superiori al 45%: tra i valori più alti, dopo quello della Basilicata (62,1%), c’è proprio l’Abruzzo, con il 59,8%. In 14 regioni e province autonome su 21 e in cinque distretti idrografici su sette, tra l’altro, aumentano le perdite idriche totali in distribuzione, con gli incrementi maggiori in Basilicata, Molise e Abruzzo.
Spazio anche alle misure di razionamento, che nel 2021 hanno interessato Pescara e Chieti. Nel capoluogo adriatico la fornitura dell’acqua è stata sia ridotta (103 giorni) sia sospesa (86 giorni) a tre serbatoi (San Silvestro, Fontanelle e Valle furci) per un totale di 26.000 persone coinvolte, per fascia oraria principalmente nelle ore notturne. Invece a Chieti la riduzione e sospensione dell’acqua potabila è avvenuta per 172 giorni per fascia oraria e/o per tutto il giorno a giorni alterni per un totale di 40mila persone coinvolte. Non a caso quella di Chieti viene definita dall’Istat una delle “situazioni più critiche”, insieme ad Agrigento e Trapani.