“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Incontri ravvicinati del terzo tipo
Il conforto della scienza per comprendere l'incomprensibile nei due mondi "alieni": l'uomo viene da Marte e la donna da Venere
L'UOMO VIENE DA MARTE E LE DONNE DA VENERE.
“L'uomo viene da Marte e le donne da Venere”; diciamo che qui vi è concentrato il tema di una buona porzione dei nostri discorsi: la differenza tra maschi e femmine. Eppure un minimo di consapevolezza su come la natura abbia voluto giocarci questo scherzetto di inserire in quell'unico cromosoma diverso un miliardo di variazioni, ci aiuterebbe a dare ai nostri discorsi una piega diversa; magari la prossima volta non ci stupiremo nel considerare un uomo poco empatico o una donna incompetente nell'orientamento spaziale. Le differenze tra il cervello femminile e quello maschile sono genetiche, ormonali e strutturali (anatomo-fisiologico).
Ovviamente essendo frutto dell'interazione di natura e cultura, la genetica da sola non basta a dar conto dell'abisso che spesso separa queste due “razze”. Non possiamo ignorare, infatti, l'aspetto psicologico e socio-culturale.
Per quanto riguarda la genetica, pare che quell'unica coppia di cromosomi diversi, detti appunto “cromosomi sessuali” (XY per gli uomini e XX per le donne), crei un bel po di “pasticci”! A iniziare dalle differenze somatiche (di cui ne conosciamo gli aspetti) a una serie di diversità a livello neurofisiologico; pensiamo ad esempio alla produzione di testosterone o di estrogeni che influenza in maniera diversa non solo il corpo ma l'intero processo di strutturazione del cervello fin dall'età pre-natale.
Non dimentichiamoci poi, della cultura e della società, che lavorano fianco a fianco con la genetica trasformando da potenza in atto questi aspetti di diversità. Allora il neonato si ritroverà un corredo rigorosamente blu, nel caso un maschio, o rosa, nel caso femmina. Verrà spronato a prediligere un trenino, una macchinina, i lego o il calcio piuttosto che le bambole, le borsette, i bracciali e la danza. In poche parole, in maniera sub-liminare, mandiamo a questi piccoli un messaggio: esistono due categorie, i bambini e le bambine. Così facendo i bambini diventano "detective di genere" già in tenera età, imparando a identificare il sesso degli altri e a dividere comportamenti, ruoli e abiti in classi maschili e femminili.
Da un punto di vista neurologico, il cervello femminile, anche se più piccolo dell'8% rispetto a quello maschile, pare essere più sofisticato. Ciò è dovuto alle differenze di struttura. Ad esempio, a parità di quoziente intellettivo, anche se gli uomini hanno sei volte e mezzo la materia grigia delle donne (collegata all’intelligenza generale) la materia bianca (che mette in relazione le aree cerebrali tra loro) nelle donne è dieci volte quella dell'uomo. Inoltre nel cervello femminile, la maggiore complessità del corpo calloso (l'insieme delle fibre nervose che connettono l’emisfero di destra con quello di sinistra) consente ai due emisferi di comunicare più facilmente tra loro. Questo conferisce al cervello femminile una maggiore flessibilità con cui analizzare e operare mentalmente in parallelo. Non basta. Diversi studi dimostrano la predilezione nelle donne dell'uso dei lobi frontali, area preposta ai processi decisionali; tale area risulta essere strettamente connessa alle “aree limbiche”, ovvero le sedi responsabili dell'emotività. Quando noi donne prendiamo una decisione, l'aspetto emotivo esercita la sua influenza: in altre parole, quello che alcuni di noi chiamano “intuito femminile”.
L’uomo invece è tendenzialmente portato a coinvolgere, nel processo di ragionamento, una zona più vasta di corteccia tendendo ad elaborare la realtà basandosi soprattutto sull’emisfero sinistro il quale è specializzato nel pensiero razionale, logico e rigidamente lineare. Ciò significa che il cervello maschile è avvantaggiato in situazioni semplici e collaudate.
Le cose si complicano ancora di più se pensiamo a un altro aspetto interessante, messo in evidenza da una ricerca del Dipartimento di Psichiatria dell’LWL University hospital di Bochum, in Germania: la difficoltà da parte degli uomini a comprendere le emozioni femminili. Sembra che i problemi di comprensione tra uomo e donna sono associati con una mancata attivazione di alcune aree del sistema limbico del cervello maschile, come l’ippocampo e la parte frontale della corteccia cingolata. Decifrare invece le emozioni di un uomo, risulta più facile per i maschi. Tra maschi ci si capisce meglio. «Il nostro studio conferma che ci sono differenze di genere in alcune aree del cervello», spiega Henrik Walter, autore dello studio. E noi donne non possiamo che, un po' amareggiate, confermare e continuare ad essere “alieni” agl'occhi dell'altro sesso.
Romina "Paris" Romano