“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Inchiodato dalle parole?
Delitto Rigante. Il 28enne rom intercettato nel carcere di Vasto e in Questura : «E' vero. Ho sparato»
DELITTO RIGANTE. SPUNTANO LE INTERCETTAZIONI. Nuove sconcertanti verità stanno emergendo dall'inchiesta sul delitto di Domenico Rigante, 24 anni, ultrà del Pescara e padre di una bimba di pochi mesi, barbaramente freddato a sangue freddo, la sera del primo maggio scorso, dentro un'abitazione in via Polacchi, nella zona sud di Pescara, ad opera di un commando rom. Fu un fatto terribile. La vittima era molto nota in città ma a scatenare l'indignazione e la rabbia dell'opinione pubblica era stata l'esasperazione per i continui soprusi perpetrati da molti esponenti della numerosa e popolosa comunità rom. Pochi giorni dopo venne organizzata anche una manifestazione, quasi pacifica, allo scopo di sollecitare le forze dell'ordine per la cattura dei responsabili. E, così quel sabato mattina, al termine di una latitanza durata quattro giorni, Massimo Ciarelli, 28 anni, accettò di consegnarsi alle forze di polizia. Ad attenderlo all'autogrill Alento, lungo l'autostrada A14, direzione sud, c'erano il questore Passamonti ed il dirigente dell'antidroga Sciolè. Era stato lo stesso Domenico Rigante, morente in ambulanza, a dire all'operatore del 118 ed inchiodare il suo assassino.
LE INDAGINI ED IL MOVENTE. Gli uomini della Squadra Mobile di Pescara, diretti dal primo dirigente Pierfrancesco Muriana, avevano sin dal primo momento un'idea di cosa fosse accaduto la sera del primo maggio e soprattutto chi c'era dentro quell'appartamento. L'attività investigativa aveva portato a sentire diversi testimoni ed è emerso che la sera prima del delitto c'era stata una furibonda lite tra Massimo Ciarelli ed Antonio Rigante, fratello gemello della vittima. Si erano picchiati a Pescara Vecchia ed il 28enne membro dell'omonimo clan aveva avuto la peggio. Quella sera, poi, venne rintracciata e sequestrata una Fiat 500 Abarth che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata utilizzata per compiere il delitto. Dopo l'arresto del principale sospettato anche i cugini (Luigi, Angelo, Antonio e Domenico), vennero rinchiusi nel carcere di San Donato con l'accusa di concorso in omicidio e tentato omicidio. Ma dell'arma, una pistola calibro 38, nessuna traccia.
LE INTERCETTAZIONI IN QUESTURA. Massimo Ciarelli - stando a quanto riporatao da uno scoop del quotidiano Il Centro - sarebbe stato intercettato dagli uomini della Squadra Mobile in due diverse circostanze: la prima mentre parlava con la madre nel carcere di Vasto e l'altra durante l'incidente probatorio. Per l'occasione è stata anche utilizzata un'interprete del linguaggio rom. Nella prima occasione, il 29 giugno scorso, i cinque rom accusati del delitto vennero portati dal carcere di Pescara (Massimo Ciarelli da quello di Vasto) in Questura per il cosiddetto "confronto all'americana". Oltre al primo dirigente Muriana c'era anche il pubblico ministero, Salvatore Campochiaro, incaricato dalla procura di Pescara di rappresentare la pubblica accusa. In quella occasione gli imputati ebbero modo di parlare tra di loro: erano già trascorsi due mesi dall'omicidio di Domenico. Ma quella mattina negli uffici della Questura c'erano anche i famigliari della vittima e, durante un incontro, forse non fortuito, Massimo Ciarelli avrebbe confessato alla mamma dell'ultrà ucciso. «Sì! L'ho ammazzato tuo figlio, qual è il problema?».
IN CARCERE A VASTO. A metà maggio la mamma dell'imputato va a trovare il figlio nel carcere di Vasto e lo rimprovera di essere scappato subito dopo il fatto. «Mi bruciavano le mani», avrebbe detto il presunto assassino alla madre. E, poi, sul coinvolgimento degli altri arrestati la donna avrebbe ribadito «è vero che anche Domenico e Antonio erano con te, ma chi ha sparato sei tu». A quel punto Massimo avrebbe risposto «E’ vero che ho sparato, ma...». Parole che certamente avranno un peso in Corte d'Assise, il prossimo 20 febbraio, quando inizierà il processo per omicidio e tentato omicidio di cui il 28enne, insieme ai quattro cugini, è accusato.
Redazione Independent