“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Incastrato del confessore
Giulio Cesare Morrone è accusato di uxoricidio. E' stato il prete al quale aveva confessato il delitto a condannarlo
TERESA BOTTEGA NON ERA SCOMPARSA: ERA STATA UCCISA. Giulio Cesare Morrone, 56 anni, ha confessato l’omicidio della moglie, Teresa Bottega, all'epoca 35enne, scomparsa da casa nel marzo del 1990, al termine di un incredibile interrogatorio fiume. «Teresa non si era allontanata. Sono stato io ad uccidere mia moglie». Così l'uomo, ex installatore di impianti di sicurezza, agli agenti della Squadra Mobile di Pescara. Ma come è stato possibile risalire all'assassino dopo tutto questo tempo? E' servito fare una sorta di "viaggio nel tempo" per tornare a quel maledetto pomeriggio di marzo e ricostruire quello che era stato il contesta familiare in cui era maturato un delitto. Ma nemmeno tutto ciò non sarebbe bastato se un sacerdote, spinto dall'insostenibile peso della coscienza, non avesse a sua volta tradito il "vincolo della confessione" per confidarsi con un parrocchiano che sapeva chi aveva ucciso Teresa Bottega. Ed ecco che un "caso", classificato fino a poco tempo fa come no dei tanti di persone scomparse, viene riaperto. E risolto: l'assassino era il marito
L'INDAGINE E LA CONFESSIONE. Quest'uomo, molto probabilmente un neocatecumeno di una parrocchia della provincia di Pescara, ha deciso di rivelare quanto sapeva. A quel punto gli inquirenti hanno tirato i documenti sul caso Bottega, custoditi negli archivi della polizia, e ci hanno lavorato sopra. In realtà non c'era poi molto. Soltanto la denuncia di scomparsa delle sorelle di Teresa Bottega, ufficializzata nel maggio del 1990 e alcune dichiarazioni rese dai testimoni, tra cui l'assassino, alle forze di polizia. Ma sono state proprio le parole rese all'epoca che hanno catturato l'attenzione del dott. Cosentino, che ha curato le indagini sulla personalità dell'assassino. «Morrone - ha spiegato il numero due della Mobile di Pescara - è stato molto pervicace nel cancellare il ricordo della moglie durante questi 22 anni. Ha vissuto normalemente persino con un peso terribile sulla coscienza. Molto probabilmente c'era anche stata la rimozione del delitto. Poi si è avvicinato alla religione cattolica e, forse complice un momento di debolezza, ha confessato al sacerdote il reato». Durante la fase operativa, cioè il confrontro tra l'assassino col sacerdote, il 56enne ha confessato il delitto.
IL MOVENTE? L'IRA. Stando a quanto emerso dal "viaggio nel tempo" emerso durante gli interrogatori i rapporti tra i coniugi Teresa Bettola e Giulio Cesare Morrone, all'epoca rispettivamente di 35 e 34 anni, erano giunti al capolinea nonostante i tre figli. La donna era stanca del rapporto col marito tanto che, già una volta, si era allontanta dall'abitazione di Santa Teresa di Spoltore. Probabilmente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata la scoperta di una storia extraconiugale: così la situazione era precipitata. Quindi un pomeriggio di marzo, al termine dell'ennesima lite, l'ex installatore di antifurti, con la passione per il culturismo, spinto da un incontrollabile momento d'ira ha ucciso la moglie. Dopo averla strangolata ha messo il cadavere nell'auto ed ha giudato «come un automa in autostrada». Questa parte del racconto è affidata a Muriana che ha raccontato le parole dell'assaassino. «Morrone - ha spiegato Muriana - è uscito senza sapere dove stesse andando. Ha detto di essersi fermato in un piccolo comune dell'Emilia Romagna e di avere gettato il cadavere dentro un torrente». Due settimane fa è stato fatto un sopralluogo nel comune di Bondeno, provincia di Ferrara, ma lo stesso assassino ha fatto fatica ad individuare e riconoscere il luogo dove era stato laciato il cadavere di Teresa.
LA DENUNCIA PER OMICIDIO. La procura di Pescara, indagine affidata ai Pm Tedeschini e D'Agostino, hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di Giulio Cesare Morrone. Gli inquirenti stanno cercando il corpo della Bortone, di cui al momento non c'è traccia. «Molto probabilmente - ha spiegato Muriana - il cadavere di Teresa è riaffiorato dopo qualche giorno sulla riva del torrente ed è stato messo in qualche camera mortuaria. E' stato impossibile risalire all'identità della donna poichè era incensurata. Così' dopo essere stato custodito per diversi anni si è dato luogo alla sepoltura». Le indagini ora proseguono per capire appunto dove si trovino i resti della donna e restituirli a famigliari che, stando a quanto detto dal primo dirigente della Mobile, «non vogliono una vendetta ma solo giustizia e che, per quanto possa sembrare assurdo, finalmente passeranno un natale felice».
Marco Beef