“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il 'ricatto' del Cementificio
Scatta la mobilitazione in favore della delocalizzazione. Ma cosa succederà ai lavoratori se dovesse chiudere?
IL CEMENTIFICIO SENZA COLORE. E' scattata la mobilitazione della città a favore della delocalizzazione del cementificio da Pescara. Il Wwf ha già presentato diffide formali contro il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, appoggiando la posizione della maggioranza di governo comunale. Un segno chiaro che le battaglie contro l'inquinamento non hanno colore politico. Tutto condivisibile, ma ci sono dei problemi non trascurabili come quello dell'occupazione.
LA STORIA SINO AD OGGI. La Farge, primo proprietario, ha offerto nel 2007 la disponibilità a erogare un contributo di 120mila euro lordi l’anno per 15 anni, somma da erogare entro il 30 giugno di ogni anno, per la realizzazione di iniziative di grande rilevanza sociale, economica, culturale e ambientale. Poi, dopo cinque anni, si è manifestata l'esigenza di individuare un sito alternativo allo stabilimento, ormai incompatibile con un tessuto urbano cresciuto: lo sviluppo demografico di Porta Nuova e le accresciute esigenze di tutela della salute umana. La nuova proprietà, la famiglia Sacci, ha richiesto l'autorizzazione al Comune di Pescara che l'ha negata, per le ragioni di cui sopra. Pur manifestando la volontà di collaborare la proprietà ha ribadito le difficoltà economiche legate alla delocalizzazione del sito.
MASCIA: PRONTI A RICORRERE AL TAR. La Giunta e il sindaco Albore Mascia hanno espresso parere ‘non favorevole’ al rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, annunciando una eventuale impugnazione dinanzi al Tar verso l’eventuale autorizzazione dell’impianto. Resta da chiarire il ruolo dei lavoratori e dell'indotto economico generato dal colosso della famigla Sacci. Se ci sarà la chiusura dello stabilimento pescarese cosa succederà?
Marco Beffe