“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il posto fisso? Non esiste più
Si abbatte sui dipendenti di Bls e Carispaq la scure della Bper. In Abruzzo oltre la metà dei 450 esuberi per fusione
UNA VOLTA ERA UN POSTO SICURO - Stando a quanto riportato, recentemente, dal quotidiano di Confindustria (IlSole24Ore) sarebbe proprio l'Abruzzo la regione italiana più penalizzata dalla recente acquisizione per fusione della Bls (Banca Popolare di Lanciano e Sulmona) da parte del Gruppo Bper (Banca Popolare dell'Emilia Romagna) e della Cassa di Risparmio de L'Aquila da parte del Gruppo Bper (Banca Popolare dell'Emilia Romagna). Gli istututi bancari abruzzesi appartenevano già, di fatto al gruppo finanziario emiliano, ma soltanto dal 2013 ci sarà la fusione effettiva
11.800 DIPENDENTI, 450 ESUBERi E 750 IN MOBILITA' - I numeri dell'operazione - se confermati - sono da brivido. Su un totale di quasi 12mila dipendenti, 450 saranno gli esuberi mentre 750 persone andranno in mobilità infragruppo. A pagare di più, però, sarò proprio l'Abruzzo, poichè l'amministratore delegato del Gruppo Bper (Luigi Odorici), ha annunciato 220 tagli proprio dentro la Cassa di Risparmio de L'Aquila e in Banca Popolare di Lanciano e Sulmona. Dunque, una ristrutturazione in piena regola che vedrà, molti dipendenti, senza un lavoro (anche se incentivati), altri ancora in prepensionamento volontario ed il resto dovrebbe essere riqualificato.
LA POLITICA ABBAIA MA E' IMPOTENTE - Il successo delle banche popolari, spuntate come funghi negli ultimi decenni proprio per fornire strumenti finanziari più vicini alle microeconomie ed al territorio, nel corso degli anni è andato via via scemando. Due i motivi: il primo, naturamente, la crisi economica e le relative politiche finanziarie dei grossi gruppi bancari; il secondo, invece, riguarda il fatto che tali istituti hanno perso la loro funzione primaria. Col passare del tempo questo errore ha pesato molto ed, oggi, a pagarne le conseguenze sono proprio i lavoratori e non i soci delle citate società che, al contrario, realizzeranno dalla vendita importanti plusvalenze. La politica, nonostante i proclami clamorosi e gli appelli, non è esente da colpe e responsabilità gravi. Non hanno fatto nulla per conservare sul territorio queste realtà.Il risultato è che dalla concentrazione del settore ci sarà anche un'ulteriore diminuzione dell'offerta e, dunque, i servizi bancari tipici (mutui e prestiti) aumenteranno per forza di cose. Un bel risultato: non c'è che dire! Ma solo per gli speculatori e gli affaristi.
Marco Beffe