“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Il "piano" portoghese
Diamo un’occhiata al Portogallo post Troika: recessione, rapporto debito/Pil invariato e privatizzazioni à "go go"
CHE SUCCEDE IN PORTOGALLO? Il Portogallo, uno dei paesi cosìddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, ha chiesto aiuti (soldi) per evitare il defaut e far funzionare la macchina dello stato. Così Lisbona, nel corso del 2010, è stata attenzionata dalle misure della "mitica" Troika (Banca centrale Europea, Fondo Monetario internazionale e Unione Europea) che hanno imposto un efficacissimo piano di ristrutturazione del debito pubblico. Naturalmente la maggioranza, composta da PSD (socialdemocratici) e CDS-PP (Destra), e guidata dal nuovo Primo Ministro Pedro Passos Coehlo non ha potuto fare altro che accettare le condizioni imposte. Misure durissime per uscire dalla difficile situazione finanziaria del paese nel giro di qualche anno. Tradotto in termini di politiche monetarie significa che Lisbona, per poter tornare sul mercato dei capitali, coi titoli di stato portoghesi, ha promesso che avrebbe seguito il programma della Troika alla lettera.
IL PIANO PORTOGHESE DELLA TROIKA. Non desta alcuna meraviglia ciò che è stato deciso in sede di Bilancio 2012 per affrontare il "caso" portoghese. Di seguito alcuni esempi delle misure scelte per curare uno dei malati d'Europa: Soppressione di tredicesima e quattordicesima per tutti i dipendenti pubblici i cui stipendi superavano i 1.000 Euro; 5% di taglio allo stipendio degli stessi dipendenti con una retribuzione superiore a 1.500 Euro; Allargamento dell’orario di lavoro nel settore privato per i prossimi due anni, a discrezione del datore di lavoro; Taglio fra 25 e 50% per le ore di lavoro straordinario; Taglio di 50% per i lavoratori in “mobilidade especial”, una specie di cassa integrazione; Soppressione di alcuni giorni festivi nazionali; Soppressione di tredicesima e quattordicesima per i pensionati del settore pubblico; IVA al 23% per numerosi prodotti, fra cui molti alimentari che anteriormente erano tassati al 6 o 13%; Tagli ai finanziamenti nei settori della Salute, dell’Educazione, della Previdenza Sociale, delle amministrazioni locali; 10% di aumento nel prezzo dei trasporti pubblici; Aumenti di gas, luce e acqua.
RISULTATO? UN'ECONOMIA IN COMA. Naturalmente una simile manovra non ha che prodotto effetti recessivi sull'intera economia portoghese. Sono crollati i consumi privati, e di conseguenza le entrate fiscali. Tutto ciò si è tradotto in un crollo del Pil: dunque, nonistante l'indebitamento complessivo si sia ridotto - attraverso la politica della cesoia - il rapporto Debito Pubblico/Pil è rimasto sostanzialmente invariato. Inoltre, nel 2013 si prevede un robusto piano di privatizzazione delle migliori risorse economiche del paese (reti televisive, demanio pubblico...) allo scopo di "fare cassa" e, dunque, ridurre l'esposizione debitoria di Lisbona verso gli altri paesi della Ue. Chissà cosa direbbe il poeta anti-comunista ed anti-socialista Fernando Pessoa se fosse ancora vivo. Magari solo «Tutto per l'Umanità, niente contro la Nazione».
Marco Beef